
In questo post tratterò degli stoici romani,Seneca,Epitteto e Marco Aurelio, attraverso la lettura di alcune loro opere.Essi pur venendo da condizioni sociali molto diverse,Marco Aurelio è imperatore Epitteto schiavo hanno una visione di vita ed etica assai simile,e vi sono rintracciabili nelle loro opere alcuni stessi fili conduttori tematici,per esempio di occuparsi di ciò che succede all'interno invece che dei bene esteriori,di sopportare le difficoltà e i doveri senza lamentarsi, di preoccuparsi della propria morale è comune anche un certo spirito di fratellanza universale.
SENECA(4 a.C.-65 d.C.)
Seneca oltre che un erudito ed un filosofo ebbe una vita politica molto intensa, fu precettore e consigliere di Nerone assieme a Burro finché Nerone diventa incontrollabile, poi ritirandosi a vita privata fu accusato da Nerone di aver partecipato a una congiura contro di lui e si suicidò.
La Provvidenza.
"Per concludere,ti persuaderò a non aver mai compassione di un uomo buono:perché può dirsi infelice, non esserlo"
Nella provvidenza Seneca si occupa del problema della Teodicea,ovvero del perché esiste il male nel mondo e soprattutto perché spesso,assumendo che gli Dei esistano, il male colpisce i buoni.
La risposta di Seneca si inserisce nel quadro teorico stoico,lo stoicismo che per molti versi è un vangelo di sopportazione afferma che la felicità non è all'esterno dell'uomo ma al suo interno ovvero nell'atarassia,nella virtù,in parole semplici se anche le cose vanno male a causa di una malattia o altro ciò non può impedire all'uomo di essere onesto e ciò basta alla felicità stoica.
In questa prospettiva Seneca afferma che in parte i mali servono all'uomo virtuoso per mettersi alla prova e temprarsi,un po' come i migliori atleti si mettono alla prova contro i nemici e gli ostacoli più difficili per rinforzarsi,in parte per il motivo che abbiamo detto prima,secondo Seneca un uomo buono non può mai essere infelice qualsiasi cosa gli accada e prende ad esempio Socrate andò incontro alla morte mantenendo un certo ottimismo.
Lettere morali a Lucilio.
Le lettere morali a Lucilio sono costituite da 124 lettere immaginarie che Seneca scrive a un ipotetico destinatario di nome Lucilio.I temi affrontati sono quindi molti ed è difficile perciò riassumerli,si va dal consiglio di utilizzare il proprio tempo al meglio soprattutto nella giovinezza perché è qui il vino migliore,ad esortare allo studio della filosofia,intesa come medicina dell'anima.Si può notare in quest'opera,che appartiene all'ultimo periodo della vita di Seneca una certa stanchezza e delusione,per esempio Seneca consiglia una vita modesta e appartata(a differenza di come ha vissuto lui stesso nella sua giovinezza),in un passo racconta di quanto gli fa male la folla perché gli attacca i vizi,racconta di una sua giornata passata ad assistere uno spettacolo di gladiatori e di come ne sia rimasto sconvolto da quanto la gente applaudisse tutta quella violenza e brutalità gratuita.Mostra spesso il suo spirito eclettico non rifacendosi solo ad autori della scuola stoica ma anche alle diverse scuole filosofiche quale quella epicurea,invita ad affrettarsi alla saggezza quale unico bene che protegge dai tumulti della vita.Non si trovano in Seneca sistema metafisici ma riflessioni a volte consigli,di vita,e spesso sono o sembrano riflessioni sincere nate da esigenze dello stesso autore.Nelle lettere Seneca si paragona non tanto ad un medico(dell'anima) ma ad un ammalato che è in cerca di guarigione.
EPITTETO(50-130 d.C.)
Di Epitteto sono scarse le notizie biografiche,fu schiavo di Epafrodito e successivamente bandito da Domiziano aprì una sua scuola a Nicopoli in Grecia.
"Delle cose che esistono alcune sono in nostro potere,altre no.In nostro potere sono l'opinione,il desiderio,l'avversione e in una parola tutte le nostre azioni(..)"
MANUALE.
Un primo aspetto importante del Manuale è la divisione fra cose che sono in nostro potere,quelle interne a noi stessi e le cose che sono fuori dal nostro potere,che non dipendono da noi che sono esterne a noi stessi.Bisogna secondo Epitteto occuparsi delle cose che dipendono da noi lasciando quindi le altre,diventando così filosofi stoici,un esempio di cose in nostro potere sono i nostri pensieri e in generali le nostre azioni in parole semplici si può sempre essere onesti e questo è l'importante mentre non dipende strettamente da noi se arriva una malattia a noi o a dei nostri cari o se qualcuno ci tratta male.Da dei consigli di vario genere per esempio se uno si complimenta per noi del nostro bel cavallo non è il caso di inorgoglirsi è il cavallo ad essere bello non noi.Consiglia quindi se vuoi compiere una qualsiasi cosa di considerare bene ogni aspetto,per esempio se vuoi vincere alle Olimpiadi pensa anche alla fatica e agli esercizi che si devono fare,per evitare di voler prima fare una cosa e poi l'altra cambiando continuamente obiettivo di scegliersi bene anche il proprio sport,in base alla proprie caratteristiche personali.Invita quindi alla consapevolezza per ogni cosa,se ad esempio vai ad una casa di un potente non aspettarti di essere trattato bene e quindi se vuoi andare vai ma poi non lamentarti.
MARCO AURELIO(121-180 d.C.)
PENSIERI
"Come i medici hanno sempre a portata di mano i loro strumenti e i ferri per i casi urgenti, anche tu abbi sempre pronti con te i principi necessari per la conoscenza delle cose divine e umane(..)"
Marco Aurelio,ricordato come l'Imperatore filosofo, compose i pensieri nell'ultimo decennio della sua vita,e si può intravedere in questi dialoghi con sé stesso una sorta di vena malinconica,di pessimismo e stanchezza che cerca conforto proprio in queste riflessioni.Un primo tema dei pensieri sono proprio il ritirasi in se stesso anche nei periodi più difficili della propria vita per ritrovare un po' di pace,scrisse i pensieri anche durante periodi di guerra.
Il libro si apre ricordando con gratitudine i propri familiari, i precettori ed amici ed ad ognuno deve un qualche insegnamento o virtù.Altri aspetti del libro sono il fatto che l'uomo saggio non lascia mai comunque incompiuta la propria vita perché compie diligentemente il suo dovere,inoltre bisogna sopportarle offese perché è impossibile che non esistano persone sgarbate al mondo c'è quindi questa idea comune agli stoici di accettazione benevola di tutto ciò che accade naturalmente nel mondo.Vi è presente anche l'idea comune stoica che la felicità è all'interno niente può impedire di essere onesto e buono e questo è il bene che deve bastare al saggio,i piaceri e divertimenti non sono dei beni infatti anche i tiranni e i parricidi ne possono godere in abbondanza.Fa un paragone interessante fra Alessandro Magno,Caio,Pompeo rispetto a Diogene Eraclito e Socrate dicendo che i primi sono ben poca cosa in confronto in quanto sono stati schiavi di molte cose pur avendo tutto mentre i secondi pur avendo poco sono stati liberi nel animo.Volendo riassumere in due parole questo libro parla di etica pratica, di virtù e di sopportazione/conforto dal male che si deve subire.
Fonti:Seneca.La Provvidenza,Lettere morali a Lucilio.
Epitetto.Manuale.
Marco Aurelio.Pensieri.
Umberto Eco,L'Antichità;Roma.
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