Skip to main content

Platone e Nietzsche aspetti di etica

Platone e Nietzsche aspetti di etica pubblicato (crowdfounding) in Platone nel Pensiero Moderno e Contemporaneo volume XIV collana editoriale  a cura di Andrea Muni , Limina Mentis Editore

.foto da Foto da pixabay.com 







In etica a livello teorico si scontrano le etiche deontologiche più o meno rigide che denotano dei doveri, dei fini e quindi dei valori in sé in qualche modo aprioristici: ne è un esempio illustre l'etica kantiana che era categorica e che affermava come primo principio etico quello dell'uomo come valore fine a sé stesso (anzitutto) e non come un mezzo, con una dignità che non è "commerciabile" a fini utilitaristici e per l'appunto l'etica consequenzialistica e per prima cosa, l'utilitarismo che pone l'attenzione sulle conseguenze e gli effetti e non sui fini in sé. Credo che la questione di fondo che sta alla base di molti dilemmi etici, sia se l'uomo debba avere piena e completa libertà di disporre di sé stesso e dei propri mezzi, senza però che ciò sia danno per gli altri, oppure se ci debba essere una sorta di protezione da parte dello stato del cittadino oppure anche della vita stessa in nome della sua sacralità (ottica cattolica/religiosa), questione che sembra già di per sé complessa, lo è in realtà ancora di più perché non è sempre facile capire ciò che realmente sia o non sia dannoso per gli altri. Questo articolo si vuole occupare di alcune questioni etiche, viste attraverso la lente del confronto fra Platone e Nietzsche. 1.Nietzsche e l'assenza di moralità.


 La morale per Nietzsche è un'invenzione storica, operata da determinati gruppi ed è volontà di potenza mascherata, in particolare la moralità platonica e soprattutto quella cristiana, è una morale del "ressentiment", cioè una forma di vendetta dei più deboli, al fine e in maniera subdola, di controllare i "forti", gli aristocratici, rappresentati ad esempio dalla figura storica di Napoleone1 . Non essendoci Dio è l'uomo che crea i valori. Allo stesso modo non esistono il bene e il male (che sono nel senso profondo del termine, anch'esse invenzioni, principalmente cristiane). L'uomo (o forse meglio l'oltreuomo) che si rende conto dell'illusorietà di Dio e della morale, si trova inizialmente confuso ( in modo simile all'uomo che esce dalla caverna platonica ma in senso opposto), perchè è di fronte al vuoto e al caos dell'esistenza, non più mitigata dalle confortevoli illusioni create dall'apollineo, ma dopo un iniziale straniamento, si rende conto che è libero.




 In questa prospettiva nietzschiano, è chiaro che in bioetica tutto è legittimo, anzi il termine bio-etica in questo caso è addirittura contraddittorio, non c'è nulla di etico in natura né nella vita. Il "valore" di riferimento primo e indiscutibile è la libertà, tutto quello che si può fare, a patto che sia utile e/o sano e/o forte e liberamente voluto, va fatto. Anche in prospettiva di potenziamento genetico credo sia chiaro che teoricamente Nietzsche sarebbe stato molto favorevole, senza chiedersi se ciò aumenterebbe ancora di più il divario fra i pochi facoltosi, che si potrebbero permettere magari potenziamenti genetici per sé o per i figli, e i molti poveri che non se lo potrebbero permettere, anzi Nietzsche preferiva l'ideale aristocratico dei pochi, che l'ideale morale della maggior parte. 




2.Nietzsche e spunti di "morale" (aristocratica)




 Pur essendo risaputa la natura di a-moralista di Nietzsche, si possono cercare nei testi del filosofo, alcuni suoi "valori" di riferimento, che sono secondo lo stesso autore in netta contrapposizione con i valori etici di Socrate/Platone e del Cristianesimo. In particolare Nietzsche si scaglia contro tutto ciò che è di limitazione alla Vita, al vitalismo nella sua particolare accezione del termine, che ha un significato che è anche vicino e non certo estraneo alla volontà di potenza, se infatti per Schopenhauer la cosa in sé è il desiderio/volontà di vivere che porta alla sofferenza, per Nietzsche il noumeno è volontà di vivere intesa con un significato vicino a quello di volontà di potenza. Ecco perché il filosofo si scaglia contro l'ascetismo (che è appunto il voler negare sé stessi), ma anche contro ogni morale e alla razionalizzazione, visto che per Nietzsche la vita è caos, e addirittura contro il troppo sapere storico se questo è di limitazione alla vita/potenza. 1 F.Nietzsche, Genealogia della morale, traduzione di Ferruccio Masini, Adelphi Edizioni, Milano 2011, edizione originale Zur Genealogie der Moral Eine Streitschrift, 1887. p 42. Premesso ciò i "valori" di Nietzsche sono simili a quelli aristocratici rappresentati da Napoleone, che contrappone a quelli cristiano/giudaici nella Genealogia della morale.




 3.Platone, il bene come sapere e il male come ignoranza.



 Platone, riprende la teoria di Socrate, secondo cui nessuno opera il male consapevolmente ma solo perché scambia il male per il bene. Si opera il male per ignoranza del bene, e quindi il male è frutto dell'ignoranza e il bene è un sapere. Per Platone quindi è ipotizzabile che la Bioetica, quale disciplina di studio, e l'instaurazione di comitati etici sarebbe molto importante. Se il bene e l'etica è conoscibile, anche l'etica di ciò che riguarda la vita lo è. 



Sarebbe in quest'ottica molto importante quindi prima di prendere qualsiasi decisione di carattere bioetico, studiarne a fondo i contenuti per capire ciò che è bene e ciò che è male, in Platone una definizione è ad esempio che bene è ciò che promuove, conserva,cura la vita, male è ciò che la distrugge. Inoltre, il filosofo nell'interpretazione platonica-socratica, non basta che sappia (o possa) fare una cosa, altrimenti sarebbe come quei poeti e artigiani esaminati da Socrate, i quali dicevano o facevano belle opere, ma senza sapere realmente come: bisogna anche che sappia che cosa sta facendo e secondo quali principi. 




4. Platone spunti di morale,quadro morale di riferimento.


 Se Nietzsche è il filosofo della "terra" dell'accettazione della vita come caos, Platone è il filosofo morale e del "mondo delle idee". Per Platone è importante il prendersi cura e quindi il purificarsi dell'anima 2 , che è considerato come un elemento razionale( in senso di logos) e divino, che può accedere al mondo delle idee ed è contrapposto al corpo che anzi è un ostacolo sia alla vera conoscenza sia alla morale. La morale e la virtù sono elementi molto importanti in Platone, esse sono un sapere ed infatti, per Platone riprendendo la dottrina socratica, la virtù prima è la sapienza e il male maggiore l'ignoranza.






 5.Platone ragione e cuore. 

E' evidente il rapporto ragione e cuore nel mito dell'Auriga, la ragione è rappresentata da colui che tiene le redini di un carro costituito da cavalli imbizzarriti che sono le passioni. Quindi a mio parere non vi è una svalutazione completa da parte di Platone del "cuore" e anzi alcune passioni o inclinazioni dell'anima svolgono un ruolo molto importante, l'importante è che siano regolate dalla ragione e non lasciate a briglia sciolta.






 Il buono è definito in Platone ciò che è costruttivo e curativo, mentre il male ciò che è distruttivo3 , alcune passioni positive svolgono un ruolo fondamentale nella teoria Platonica, i filosofi infatti come esposto nel Simposio sono coloro che sono mossi dall'amore per il sapere, cioè una tendenza alla sophia, e l'amante( filosofo) non può mai accedere completamente alla sapienza. Nietzsche fa un interpretazione e una critica di Platone interamente ascetica, mi sembra però che sebbene l'elemento dell’"ascesi" e purificazione sia ben presente in Platone, sia una visione di Platone troppo radicale e forse volutamente semplicistica. Platone e tantomeno Socrate, non negava il valore del "cuore", sebbene svalutasse il corpo a favore dell'anima, ma diceva che le passioni vanno regolate dalla ragione, non era né un razionalista come si intende oggi tale termine né un completo asceta. Il corpo in Platone è sì in secondo piano rispetto all'anima ma nel senso che è di ostacolo ad alcun importanti attività come quella della conoscenza ad esempio. Non si vive per Platone per il corpo, ma neanche dice di maltrattarlo, anzi nella Repubblica Platone inserisce nell'educazione la ginnastica e un'alimentazione salutare: il corpo è a servizio di attività più alte che sono proprio dell'anima e soprattutto l’attività conoscitiva e morale. Platone non dice di stare lontano da tutti i piaceri ma di fare attenzione ai piaceri e in particolar 2 Platone, L'anima, traduzione di Emidio Martini, Barbera editore, Padova 2007. p. XIII. 3 Platone La Repubblica, a cura di Giuseppe Lozza, Mondadori editore, Milano, 1990. p. 807. modo ad alcuni piaceri perché possono poi rivelarsi dannosi. Platone non è contrario alla ricerca della felicità, basti pensare che la teoria socratica può essere vista come una forma di eudemonismo, però non è la semplice felicità del corpo che sarebbe la felicità (falsa) del tiranno, ma la vera felicità che è rappresentata da Socrate in qualità di uomo buono che è allegro addirittura di fronte alla condanna a morte. Inoltre nel Simposio è evidente come in Platone il filosofo non è solamente razionale è anzi l'amore per la sophia è un elemento fondamentale e imprescindibile nel filosofo ed esso è paragonato all'amore degli amanti, il filosofo non è il sapiente ma è colui che tende/ama il sapere. - In Nietzsche ragione e cuore diventano Apollineo e Dionisiaco e hanno sfumature diverse. l'Apollineo è tutto ciò che rende il mondo comodo razionale ma anche non veritiero e privo di vita come caos, e il Dionisiaco è l'accettazione della vita come caos e dell'ebbrezza di vivere anche in modo pericoloso






. Bisogna considerare per una corretta interpretazione di Nietzsche, anche il Nietzsche storico, non solo il suo pensiero, infatti bisogna considerare che Nietzsche era anche un poeta e un filologo e che i suoi scritti non presentano asistematicità e forse bisognerebbe considerare anche la sua malattia mentale se abbia un'influenza nei suoi scritti. Infatti un conto è capire ciò che ì suoi testi dicono soggettivamente a ciascuno di noi, e per questo non c'è bisogno di considerare il filosofo nel suo contesto storico e psicologico, un altro conto è se si vuole capire onestamente cosa Nietzsche filosofo ma anche uomo del suo tempo, volesse dire esattamente. Ad esempio si è parlato molto che la sua malattia non debba essere considerata nell'interpretazione dei suoi scritti, ma personalmente non vedo come una malattia mentale non possa aver influenzato il pensiero dei suoi ultimi scritti perlomeno. Bisogna pure premettere che fare una versione/interpretazione chiara e sistematica dei suoi scritti che sono volutamente asistematici e a volte polemici, spesso in tono eclatante, è di per sé una forzatura del suo pensiero, perciò Nietzsche è un autore particolarmente difficile da interpretare. Ad esempio nel leggere la Genealogia della morale non si può non prestare attenzione al sottotitolo del testo che recita: Uno scritto polemico, viene da chiedersi dunque fino a che punto Nietzsche scrive la Genealogia della morale in senso polemico/scandalistico o se è invece da interpretare in senso più letterale e quanto. Nietzsche stesso afferma che i suoi libri non sono da leggere sistematicamente ma da "ruminare", cioè da rifletterci a fondo. Nietzsche compie una critica netta a ogni moralismo ma anche alla morale vera e propria, ovvero nel suo tentativo di scagliarsi contro ogni falso moralismo getta anche qualsiasi morale che sia di tipo cristiano o platonico o altro, rimane il dubbio se davvero si volesse scagliare contro qualsivoglia morale oppure se volesse più che altro andare contro ogni imposizione morale dall'alto e l'oltreuomo non sia in realtà semplicemente l'uomo che non accetta passivamente la morale del tempo, ma la "crea" ovvero ragiona di testa propria.






 In realtà credo però che la critica di Nietzsche sia davvero radicale a ogni morale vedendo in essa un limite alla vita come volontà di potenza.






 6.Commento a «Non ci sono fatti , solo interpretazioni» 4 di Nietzsche. 




Quest'asserzione a mio parere è in parte e in un certo senso veritiera, in quanto qualsiasi fatto che accade nel mondo, noi in quanto esseri umani non ce lo rappresentiamo in maniera completamente pura e oggettiva, ma la sua rappresentazione è influenzata sia dalle nostre modalità cognitive, sia dai nostri pregiudizi, idee, aspettative, desideri ecc. In un'altra prospettiva, può essere intesa come una provocazione al fine dal mettere in guardia, dallo stare bene attenti a non distorcere i fatti, a leggerli ad esempio in maniera più possibile obiettiva , completa e da ogni punto di vista. Una lettura invece in senso completamente relativistico che dice che realmente non si possa essere scientifici riguardo ai fatti e che quindi ogni opinione vale l'altra, credo sia invece fuorviante,anche se si noti che probabilmente Nietzsche la intendeva proprio in senso anti-realistico radicale, nel senso che non ci sono verità ma solo interpretazioni, ed i criteri per privilegiare un'interpretazione rispetto ad un'altra sono quelli di forte/debole, sano/malato, infatti bisogna ricordare (a mio parere) che se un'interpretazione di Nietzsche anticipatore del nazismo è eccessiva, il tema della falsità della morale e dell'illusione della verità che si ricollega quindi all'oltreuomo come uomo che ha capito queste illusioni ed è animato da volontà di potenza, 4 Affermazione contenuta nei frammenti postumi. al di là del bene e del male (rappresentato ad esempio dalla figura aristocratica di Napoleone, è ben presente, quindi per Nietzsche la morale né i fatti non esistono(o meglio sono invenzioni umane dettate da utilità pratiche di alcuni gruppi), ma esiste la vita che è caos e volontà di potenza. (quindi a mio parere sono anche infondate le tesi di un Nietzsche bonaccione paladino dell'uguaglianza e del progresso, e completamente frainteso dai nazisti, bisogna stare attenti sia a non fare un lettura superficiale e troppo letterale dei testi sia con la scusa di un'astrusa profondità negare ciò che Nietzsche scrive...) Quindi io vedrei il significato di quest'aforisma di Nietzsche più come una provocazione e come un avvertimento, un qualcosa su cui riflettere... Per quanto mi riguarda i fatti e le verità scientifiche ci sono eccome, anche se effettivamente non sono mai completamente puri, un fatto è quindi in realtà, in senso pratico ciò che ha un grado elevatissimo di probabilità di esserlo veramente. (non si può essere mai sicuri di niente, ma alcune cose sono altamente probabili e credibili e fondate, mentre altre non lo sono..)






 7.-Nietzsche il bene e il male: la trasvalutazione dei valori.




 Rispetto a come intende bene-male il cristianesimo, per lui il bene è quello che è il male nella religione cristiana operando così un capovolgimento di valori. Se il cristianesimo afferma la compassione e la carità verso i più deboli avente come riferimento la figura storica Gesù e l'idea della mansuetudine della pecora. Nietzsche esalta l'ideale aristocratico del forte, e ha come riferimento storico Napoleone e in senso figurativo la ferocia della tigre. Per Nietzsche, tolta di mezzo la figura di Dio, la morale non ha nessun valore di verità né nessun valore in sé, per capirlo bisogna studiarla storicamente. Storicamente , prima di Cristo e anche prima di Socrate ( i due grandi nemici polemici di Nietzsche sono il cristianesimo e Socrate/Platone), la morale è una morale simile a quella aristocratica5 , ovvero i più forti decidevano/creavano i valori, e non c'era una coppia bene/male come la intendiamo noi oggi (dopo il cristianesimo), bene in termini aristocratici significava nobile (in senso di forte, potente, capace) e cattivo significava disprezzabile (cioè vile, debole, incapace), i più forti decidevano i valori morali e questa è una cosa sana e naturale per Nietzsche, in quanto la morale è in realtà la volontà di potenza di taluni gruppi che cercano di convincere tutti gli altri ai loro valori. La cosa malsana iniziò invece quando i deboli "gli schiavi" iniziarono col risentimento a far passare per "morale" e "bene e male" ciò che in realtà era la loro volontà di potenza e di risentimento verso i forti, il problema e la cosa assurda per Nietzsche è che i forti gli aristocratici gli credettero e si assoggettarono ai loro valori, che in realtà erano i valori "degli schiavi". Quindi i deboli riuscirono a imporsi sui forti nascondendo la loro volontà di potenza e di risentimento, sotto forma di valori morali, quindi buono e cattivo assumono significati molto diversi e più profondi che nobile e spregevole, buono è quello mansueto non pericoloso, cattivo diventa "malvagio". Per Nietzsche sembrerebbe che in realtà non esiste nessun valore morale, cioè che l'etica sia un errore e qualcosa di malsano inventato dai deboli, sia frutto di interesse, e anche non esista nessuna vera azione altruistica disinteressata (quella che per Schopenhauer è un miracolo), l'azione altruistica è o un errore, o una volontà di potenza mascherata, cioè una rinuncia di qualcosa di sé per qualcosa a cui si tiene maggiormente (ma sempre riguardo a sé). Quindi riassumendo: Non esiste né è mai esistita storicamente la morale, ma la morale non è altro che volontà di potenza mascherata, a volte poco mascherata come nel caso della morale aristocratica, a volte molto e subdolamente mascherata come nel cristianesimo. In secondo luogo per Nietzsche è bene riconoscere ciò, ed è da preferire un ideale aristocratico tipo quello incarnato da Napoleone, piuttosto che l'ideale cristiano e simili... In definitiva la morale per Nietzsche non esiste, e se si vogliono cercare spunti "morali" in Nietzsche sono di tipo aristocratico (es. Napoleone). Bisogna notare che ci sono nella storia interpretazioni di Nietzsche molto diverse che vanno dal Nietzsche anticipatore del nazismo, al Nietzsche ribelle di sinistra, questo è dovuto al fatto ( a parte alle iniziali le manipolazioni dei suoi testi da parte della sorella), alla difficoltà di lettura dei suoi scritti che sono in gran parte in forma di aforismi, simil-poesie, racconti , e quindi mai ben chiari e sistematici. Si prestano di per sé a molteplici letture e farne un resoconto complessivo, significa già snaturane in parte il contenuto. 5 Luca Fonnesu, Storia dell'etica contemporanea, Carrocci editore, Roma, 2011. p. 97. A mio parere nel leggere un'opera di un filosofo non si devono fare due errori: né leggerlo con superficialità né però con la pretesa di misteriosa profondità negare quello che c'è scritto interpretandolo come pare e piace. 8.Il mito della caverna a confronto col mito di Zarathustra. Nel mito di Platone l'uomo è incatenato dentro una caverna e slegandosi dalle catene può uscire dalla caverna e vedere in alto il Bene e le altre idee, il mito di Nietzsche procede quasi nel verso opposto, se l'uomo in Platone è troppo attaccato alla terra e al corpo (è sotto terra), Zarathustra scende dalla montagna e annuncia agli altri uomini di smetterla di vivere nelle illusioni "delle idee" e di rimanere attaccati alla terra e al caos della vita. Entrambi i filosofi quindi, si servono del mito e non solo di un argomentazione razionale, per mettere in mostra le loro radicalmente diverse concezioni della vita dell'uomo e dei pregiudizi dell'uomo: in Platone i pregiudizi sono causati dal corpo e dal dare troppo retta ai sensi mentre in Nietzsche i pregiudizi sono costituiti dal dare troppo retta alla ragione e a un mondo illusorio "delle idee morali" che in realtà non esiste ed anzi limita la vita esistente. Conclusione: Credo sia davvero molto interessante il confronto etico, fra questi due grandi filosofi, poiché sebbene con la precauzione dovuta al fatto che sono vissuti in epoche molto lontane e diverse, sono di idee spesso opposte o almeno apparentemente opposte. Se dovessi cercare dei punti di somiglianza fra i due autori andrei a vedere nella categoria salute/malattia che è presente in entrambi i filosofi, per Platone è importante curarsi anzitutto della salute dell'anima contro la decadenza morale dei suoi tempi e per Nietzsche della salute della vita contro al decadentismo e al torpore di esse nel suo tempo. Bibliografia.





 Fonti principali


. Platone, Tutte le opere, a cura di Enrico V. Maltese, I Mammut, Newton Compton Editori, 19/11/2009 

Platone La Repubblica, a cura di Giuseppe Lozza, Mondadori editore, Milano, 1990

 Platone, L'anima, traduzione di Emidio Martini, Barbera editore, Padova 2007.

 F. Nietzsche, Plato amicus sed. Introduzione ai dialoghi platonici, (Basilea 1871-1876), ed. it. Bollati Boringhieri, Torino, 1991. 

Nietzsche, Al di là del bene e del male, n. 108, introduzione di F. Masini, traduzione di S. Cappelletto, Newton Compton Editori, Roma 2006 


F.Nietzsche, Umano troppo umano, Così parlò Zarathustra, Al di là del bene e del male, Crepuscolo degli idoli, l'Anticristo e Ecce Homo, introduzione generale di Fabrizio Desideri, Newton Compton Editori, 2011, Roma. F.Nietzsche, 


Genealogia della morale, traduzione di Ferruccio Masini, Adelphi Edizioni, Milano 2011, edizione originale Zur Genealogie der Moral Eine Streitschrift, 1887. 



Manuali e letteratura critica. 


Francesco Adorno, Introduzione a Platone, Editori Laterza, Urbino 1997

 David J.Melling, Platone, il Mulino, Bologna 1994, edizione originale

 Understanding Plato, Oxford, Oxford University Press, 1987. 

Susan B. Levin, Plato's Rivalery with medicine, Oxford University Press, New York, Karl Reinhardt, 

I miti di Platone, a cura di Susanna Mati, il nuovo melangolo, Genova 2015. edizione originale, Platons Mythen, 1989 Göttingen. Francesco Ghedini,

Il Platone di Nietzsche. Genesi e motivi di un titolo controverso (1864-1879), Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1999. 

Gianni Vattimo, Introduzione a Nietzsche, Editori Laterza, Bari, 1990. Chiara Piazzesi, Nietszche, Carrocci editore, Roma 2015.

 Luca Fonnesu, Storia dell'etica contemporanea, Carrocci editore, Roma, 2011. 

Sergio Filippo Magni, Bioetica, Carrocci editore, Roma 2011. Maurizio Mori, Introduzione alla Bioetica, 12 temi per capire e discutere, Daniela Piazza editore, Torino 2014.

Comments