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Sul giornalismo: riflessioni a partire da "Il lavoro intellettuale come professione" (1919) di Max Weber

Mi sembra che dal testo di Weber risaltino tre questioni.



1."La vita del giornalista è sotto ogni aspetto abbandonata al mero caso"

Weber tende a elogiare il mestiere, sottolineando che in genere il buon giornalista deve sopportare diverse situazioni stressanti che mettono a dura prova la sua "sicurezza interiore" come quando vengono ricevuti "su un apparente piede di parità" dai potenti.


2. La vastità degli argomenti e il rischio di finire nella superficialità.


3. La dipendenza da fattori economici e il rischio di perdere l'indipendenza e subire le influenze/pressioni della politica o del magnate di turno.

La necessità di guadagnare scrivendo articoli può incatenare il giornalista, e "i rapporti della stampa coi poteri dominanti nello stato e nei partiti(...) siano stati estremamente nocivi al giornalismo".




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