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Estrema (e grande) tolleranza degli ebrei. Trattato sulla tolleranza; Voltaire, capitolo 13 Riassunto e commento

 Nell'opera Voltaire prende spunto dal caso di fanatismo (tra cattolici e calvinisti) religioso da inquisizione di Jean Calas a Tolosa nel 1762 per svolgere un trattato sulla tolleranza. Nel capitolo 13 in particolare si occupa di una delle popolazioni più perseguitate della storia:" Estrema tolleranza degli ebrei".


In maniera profondamente laica Voltaire prende la difesa degli ebrei a partire da un'interpretazione temporale come esempio di lungimirante elasticità mentale di Mosè che pur con diversità fastidiose magari anche apparentemente dannose da entrambe le parti rispetto alle altre religioni, per Voltaire Mosé non parla di immortalità dell'anima e di angeli ma a pene temporali come castigo divino così come di una futura vita nell'aldilà e pur non facevano sacrifici e si mostravano ostili verso ogni forma di crudeltà gratuita, insomma si mostravano quasi come per contraddizione, miti e civili  "in mezzo agli orrori più barbari. "Felice quella che arreca miti costumi" aggiunge Voltaire parlando dei costumi e delle religioni delle popolazioni.


Commento

In questo trattato critico verso ogni fanatismo, santa inquisizione, e pregiudizio proprio delle religioni e dei costumi dei suoi tempi, Voltaire invece elogia gli ebrei come popolazione civile e mite che non se ne riesce a comprendere le motivazioni ma attirava il fanatismo oltranzista delle altre genti. La tolleranza è fondamentale sia perché nessuna delle due parti può essere mai sicura di essere nel giusto, sia perché anche quando si fosse nel giusto una certa mitezza verso le idee e le prospettive altrui ed elasticità mentale e di tolleranza  anche eventualmente verso gli errori altrui è preferibile alla guerra e alle persecuzioni.





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