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Appunti su Hannah Arendt

 biografia:

 

Hannah Arendt nacque  nel 1906 in Germania, a Linden ( Hannover) e crebbe a Konigsberg città natale fra l'altro di uno sei suoi precursori favoriti ovvero Immanuel Kant. Studiò filosofia presso l'università Marburgo dove fu allieva di Heidegger e Husserl. Si laureò a Heidelberg con K. Jaspers 1928 con una tesi sul concetto di amore in S.Agostino. Abbandonò la Germania in quanto ebrea nel 1933 per andare in Francia dove aiutò altri ebrei ed emarginati a fuggire dalla germania nazista ma fu lei stessa rinchiusa per un periodo in un campo di concentramento della Francia collaborazionista di Vichy. Nel 1941 riuscì a scappare negli Stati Uniti dove fu ben acccolta ed iniziò ad insegnare in alcune università americane. Le sue opere filosofiche furono spesso tratte da esperienza di vita. Nel 1951 pubblicò  Le origini del totalitarismo. Negli anni 60' seguì per il New Yorker il processo ad Adolf Eichman ufficiale delle SS. Secondo la Arendt  Eichman non era un demonio, ma la sua assenza di idee proprie e una concezione del dovere incentrata solo su di un vuoto conformismo in quelle circostanze lo avevano reso responsabile della morte di tantissime persone. Da questa esperienza ne scaturì l'opera "La banalità del male". Si è spenta il 4 dicembre 1975. Hannah Arendt di è sempre considerata un apolide del pensiero, data la complessita è difficile cercare di racchiuderla entro categorie ben definite.

 

Si è spenta il 4 dicembre 1975. 




Il nome di totalitarismo venne per la prima volta dato dagli antifascisti intorno agli anni '20 al regime di Mussolini in senso dispregiativo, in contrapposizione allo stato democratico liberale. Mussolini però lo fece proprio con senso di orgoglio e nelle intenzioni. Nello specifico il termine totalitario venne scelto da Giovanni Amendola nel maggio 1923 per descrivere il comportamento del governo Mussolini. Il "sistema totalitario" è caratterizzato fra l'altro dalla presentazione contemporanea da parte del partito fascista, di liste di minoranza e di maggioranza. (quello che poi diventerà il partito unico). Mussolini poi risponderà con queste parole:"Abbiamo portato la lotta sopra un terreno così netto che ormai bisogna essere o di qua o di là. Non solo, ma quella meta, che viene definita la nostra feroce volontà. totalitaria, sarà perseguita con ancora maggiore ferocia(...) vogliamo insomma fascistizzare la Nazione, tanto che domani italiano e fascista...siano la stessa cosa". Similmente anche Forges Davanzati nel febbraio del 1926, giornalista del partito fascista:"Se gli avversari ci dicono che siamo totalitari, che siamo domenicani, intransigenti,  che siamo tirannici...prendeteli con onore e orgoglio...sì siamo totalitari! Vogliamo essere tali."

 

Nella prima fase vi è quindi un forte disprezzo dei diritti delle minoranze politiche e poi nelle fasi successive la ricerca di un dominio assoluto nella vita politica e amministrativa.

 

Nella definizione di Simona Forti:"si intendono i regimi novecenteschi caratterizzati dalla omnipervasiva  presenza del potere politico che domina incondizionatamente e terroristicamente sugli individui e sulla società".

 

 

Hannah Arendt definisce il totalitarismo con una forma di regime moderna di un potere ancora più autoritario e forte della dittatura anche se non comunque "assoluto".

Hannah Arendt pur riconoscendono anche le dovute e marcate differenze, racchiude come totalitarismi in particolar modo il regime nazista e lo stalinismo.

 

Il nazismo racchiude dentro di se diverse correnti di pensiero deviandolo in maniera estrema, fra cui il superuomo di Nietzsche, il razzismo e l'eugenetica. Il nazismo andò al potere in Germania con delle elezioni nel 1933 e distrusse la democrazia dal di dentro. Una delle virtù ma anche delle debolezze delle costituzioni democratiche è proprio la grande tolleranza che permette di far sedere in parlamento anche movimenti non democratici che però cercano poi di distruggerla. Non si iniziò coi campi di sterminio, ma in un certo senso il campo di sterminio e la guerra totale fanno proprio parte dell'essenza del nazismo. Il nazismo secondo la Arendt non aveva un pensiero profondo dietro ma solo alcune idee da ciarlatani che infatti portarono poi la Germania stessa alla distruzione totale. Il male infatti non può mai essere né profondo né radicale ma soltanto banale e/o estremo.

 

 

 

Lo stalinismo riprende estremizzandolo il marxismo-leninismo. Per fare ciò Stalin non si faceva scrupoli nel cercare di adattare la realtà all'ideologia e nell'eliminare tutti gli oppositori o arbitrariamenti anche i sospetti. Lo stalinismo riprende quindi una filosofia molta alta e profonda quella marxista che però venne applicata con interessi bassissimi. Hannah Arendt pur riconoscendo la portata profonda di Marx, e critica verso tutte le forme di utopie dalla Repubblica di Platone in poi, ovvero avverte che può essere molto pericoloso cercare di adattare a tavolino delle teorie astratte alla complessità della realtà.

 

 

 

 

 

Consenso e applauso.

 

 

Il pluralismo della politica è davvero importante per una sana democrazia. (forme contemporanee di totlitarismo. Massimo recalcati)

 

 

 

 

Simone Weil

 

 

 

 

 

Erneste Nolte

 

 

 

Luciano Pellicani

 

 

Una delle idee e fine da raggiungere dei regimi totalitari è  quello del "dominio totale" raggiungibile mediante un organizzazione ferrea e una devianza degli organismi polizieschin e miliyareschi in forme di terrore culminanti nel lager e nei campi di concentramento sovietici. Come già spiegato il paragone fra nazismo e stalinismo viene fatto soltanto da una certo punto di vista, non è un parallelismo banale, infatti i due regimi se guardati sono prospettive diverse presentano caratteristiche molto diverse se non opposte e la Arendt ne è ovviamente consapevole.

 

Totalitarismo= col concetto di totalitarismo Hannah Arendt  intende un potere di tipo assoluto o quasi (assoluto da ab-solutum, senza condizioni); in questo concetto riassume il nazismo ma anche l'Unione Sovietica di Stalin. Il totalitarismo è caratterizzato da un potere  totale che sta in mano ad un capo assoluto (che potrebbe ricordare il Leviatano di Thomas Hobbes). Non bisogna però credere che non ci sia consenso popolare nei totalitarismi, anzi la parte dedicata alla propaganda è fondamentale è totalizzante nei regimi di questo tipo ne è un esempio estremo Goebbels. Da cosa ha origine un regime di questo tipo? e qual è la sua essenza conclusiva e definitiva? (pur per motivi diversi che siano ideali astratti o smanie di potere e di conquista) ciò che è assente è la libertà e un tratto essenziale e non secondario nei regimi totalitari è il campo di concentramento .

 

 

 

 

 

Riflessioni : Hannah Arendt ha avuto il merito di aver messo in guardia da un tipo di dittatura autoritaria portata all'estremo. Altri autori inseriscono nel concetto di totalitarismo anche il fascismo e i fascismi e criticano l'idea di equiparare il  nazismo al Comunismo stalinista perché i motivi di fondo erano molto diversi e molto erano anche i due tipi di regimi, il nazismo era un tipo di regime razzista, aristocratico, essenzialmente votato alla guerra totale, il comunismo ha un'ideologia dietro molto profonda che parte da Karl Marx ed Engels e che cerca l'uguaglianza (materiale) fra tutti gli uomini. Un denominatore comune  è per l'appunto la totale assenza di libertà e di democrazia. Nondimeno bisogna prestare molta attenzione quando si legge un testo della Arendt che non è un'autrice che cade spesso in contraddizione (perlomeno non in maniera significativamente grave) ma è un'autrice molto complessa e i suoi testi contengono delle notevoli sfumature delicatamente diversificate e complesse che non sono, per l'appunto banalizzabili. Ciò non significa (come lei per prima avrebbe genuinamente preferito) che non volesse nelle sue opere essere criticata o contraddetta. E' lei stessa la prima a mettere in guardia sull'assenso assoluto su qualcosa. "Le origini del totalitarismo" avrebbe potuto intitolarsi probabilmente anche -le origini dei campi di sterminio. Il denominatore comune dei totalitarismi è proprio il campo di concentramento, è ciò che in un certo senso qualifica il totalitarismo come tale, quando vi è presente un campo di concentramento è segno che la forma politica che lo attanaglia è quella totalitaria. Poi forse poco importa vengano atrocemente organizzati al fine della  supremazia di una razza ariana al potere o per una "nobile ideologia" tradita ipocriticamente" nelle sue conseguenze concrete.

 

 

Alcuni tratti dei regimi totalitari

 

 

 assenza di democrazia e di partiti vi è il partito unico.

 

 

 

assenza di libertà di stampa , c'è solo la propaganda di stato. La propaganda politica è alla continua ricerca del consenso e dell'applauso (non si ricerca la verità ma soltanto l'applauso generale)

 

 

 

tutto è in funzione dello stato

 

 

 

Terrore e guerre le favoriscono. I dissidenti, i diversi i liberi pensatori gli anticonformisti vengono mandati in campi di concentramento.

 

 

 

l'idea utopica fanatizzata è anteposta alla realtà

 

 

 

è bandito il libero pensiero, il dialogo critico, solo l'ubbidienza è premiata il fanatismo la verità di partito è escluso il dubbio.

 

Il nome di totalitarismo venne dato per la prima volta nella storia dagli antifascisti al regime di Mussolini. Mussolini oltre che accettarne la definizione ne volle fare un progetto e un "orgoglio".

 

Hannah Arendt elaborando il concetto di "totalitarismo" vi include principalmente il nazismo e l'unione sovietica stalinista. Il totalitarismo rappresenta il potere totale quasi "assoluto". Differenze: nazismo e fascismo non avevano ideologie proprie un pensiero e tendevano alla guerra, erano sistemi di massima aristocrazia, dove il "prima i tedeschi" o il "prima gli italiani" veniva estremizzato alla teorizzazione di una razza ariana che doveva dominare sulle altre in quanto più pura. Nel comunismo stalinista il potere assoluto e totale va nella direzione dell'uguaglianza economica e dell'assenza di proprietà si tratta quindi di una forma di utopia mancata, ipocrita e fanatizzata

 

 

Il totalitarismo è l'assolutizzazione del potere e la fine della politica se per politica si intende democrazia.

 

 

 

La politica intesa come democrazia nacque ad Atene coi grandi legislatori come Solone e Clistene. E venne ulteriormente concretizzata da Pericle.

 

Nel medioevo soprattutto dopo l'anno mille  vennero ad instaurarsi le prime forme di politica nelle città.

 

 

 

Un processo che si concretizza poi con la rivoluzione francese nel 1789.

 

 

 

Disprezzare la politica in fondo significa disprezzare la democrazia, il problema forse è che la politica dovrebbe essere davvero più democratica e ampliare il livello di coinvolgimento di tutti i cittadini

 

Le idee diverse, il pluralismo dei partiti e il dialogo pacifico sono il pane quotidiano della democrazia. Alla Voltaire: "sono contrario a quello che dici ma sarei disposto a sacrificare la mia vita affinché tu possa dirlo".

 

Quando il potere è troppo autoritario non c'è quindi politica ma dittatura.

 

Non bisogna fraintendere non significa che nazismo e stalinismo fossero uguali o simili, erano profondamente differenti se non agli antipodi per molti aspetti: il nazismo non aveva un'ideologia profonda ma soltanto il programma dell'imposizione della razza ariana tedesca su tutte le altre. Lo stalinismo al contrario partendo da Marx voleva l'eguaglianza materiale fra tutte le persone quindi in ciò erano agli antipodi. Però entrambi i regimi, mancavano di tutte le libertà democratiche, di stampa e di pensiero. L'opera della Arendt si sofferma su questo aspetto.

 

  

 

       Sul nazismo

 

 

Introduzione

Nel dopoguerra dopo la sconfitta e le umilianti condizioni di resa vi era in Germania un clima di tensione, e i conservatori come gli industriali, commercianti, latifondisti, esercito e burocrazia statale erano ostili al parlamento e alla democrazia. In quel periodo di grave disagio socio-economico si unirono ad essi parti consistenti della piccola borghesia, contadini e operai che insieme minacciavano la stabilità della Germania di Weimar[1].

 

La crisi economica del 1929 aggravò ulteriormente gli equilibri della democrazia, dopo il governo di Herman Muller succedette quello di centro di Heinrich Bruning. Nelle elezioni del 1928 il partito nazionalsocialista di Hitler ottenne il 2% dei voti. Nel 1929 dopo la morte di Gustav Stresemann la Germania attraversò un periodo di grave e profondo crisi economica. Hitler propagandava le sue teorie razziste e violente e era riuscito già ad avere il controllo di un potente organizzazione paramilitare le SA. Aveva descritto le sue teorie politica nel Mein Kampf dopo il tentato colpo di stato a Monaco. Nel 1933 Hitler andava al governo in maniera apparentemente legale per poi però fin dagli inizi distruggere e/o fregarsene della costituzione di Weimar e iniziare a costruire un regime totalitario.

 

 

 

 

Hitler la formazione del nazionalsocialismo.

Adolf Hitler nacque nel 1889 a Branau da una modesta famiglia piccolo borghese. Abbandonata la scuola superiore con scarsi risultati nel 1907 e 1908 fu respinto per due volte consecutive agli esami di ammissione dell’accademia di arti grafiche di Vienna. Negli anni successivi condusse una vita da emarginato e vagava spesso per sobborghi dove stavano gli ebrei considerandoli già allora come una razza inferiore che cospirava per conquistare il mondo. Nel 1913 andò a Monaco per sotttrarsi alla leva militare e nel 1914 fu dichiarato inabile di costituzione per l’esercito. Il 2 agosto 1914 euforico per lo scoppio della guerra contro la Russia si arruolò  nell’esercito come volontario e partì per il fronte[2].Fu decorato due volte. Proprio in quel periodo le sue idee politiche si estremizzarono ancora di più l’esperienza della guerra lo fanatizzò. Iniziò quindi a dedicarsi alla politica andando ad aizzare le folle di quello che sarebbe poi diventato il partito nazionalsocialista nelle birrerie di Monaco. Iniziò allora a sua carriera di agitatore politico.

Nel 1923 tentò il putsch (colpo di stato) ma fu rinchiuso subito in carcere per un breve periodo dove iniziò a scrivere il suo manifesto politico il “mein kampf”(la mia battaglia) al cui al centro (e non solo con valore di propaganda) vi era l’antisemitismo e la conservazione della purezza della razza ariana.

 

 

Il Mein Kampf (la mia battaglia) di Hitler riassunto e commento. Il libro è stato scritto da Adolf Hitler nel 1924 nel carcere di Landsberg (dove si trovava in seguito al fallito colpo di stato) e rappresentava il suo manifesto ideologico venne pubblicato nel 1925 e dopo la sua ascesa al potere furono pubblicate numerose copie.

 

Capitolo 1

 

Disprezzando le normali linee di programma dei partiti, bisognava trovare nuove teorie e trovare” nuove energie che si lanciassero contro la società borghese e a sbarrare il passo alla grande marea marxista”. Critica veemente i politici di professione. Vaneggia che la democrazia non è sufficiente ad arrestare gli ebrei dalla conquista del mondo. E che bisogna creare una nuova concezione del mondo in offensiva a quello attuale. In maniera propagandistica e/o fanatica dichiara la necessità di una sorta di fede religiosa in “purissimi ideali” e inoltre fin dalle prime pagine parla della necessità della precisa soluzione ai problemi.

 

Sottolinea l’importanza per il nazionalsocialismo della distinzione marcata (oltre che pseudoscientifica) delle razze umane e se la prende con “l’ebreo Karl Marx” reo di aver tirato fuori i peggiori veleni al fine di avvantaggiare la sua razza(ebraica).

 

Hitler considerava lo stato come mezzo per raggiungere un fine e uno dei fini principali dichiarati era il mantenimento delle razze (nella loro gerarchia). Parla direttamente degli Ariani e che “un mondo negrizzato” resterebbe per sempre privo dei concetti di umanamente bello e del sublime” e di come “il declino e la sparizione dell’ariano riporterebbe sul mondo ere di barbarie”.

 

Per risolvere i problemi del mondo ci voleva la razza superiore

 

 

Capitolo 2

 

Si getta quindi contro la mescolanza di razze. “La storia mondiale avrebbe avuto un altro sviluppo e nessuno può dire che in  questo modo non si sarebbe attuato ciò che tanti ciechi pacifisti credono di conseguire lamentandosi: una pace sostenuta dagli scodinzolamenti di piagnucolosi discorsi pacifisti, ma sulla spada vincitrice di un popolo dominatore che s’impadronisce del mondo per l’utilità di una civiltà superiore. Ribadisce anche l’importanza di una volontà molto salda, ferrea in questa “lotta”. “Lo stato nazionale non ha la missione di crescere una società di esteti pacifisti e di degenerati: ma nella personificazione della forza e in donne adatte a generare uomini.

 

Parla quindi dell’educazione dei giovani, come fondamentale, e che anche la storia deve essere non fine a se stessa ma politicizzata agli scopi della nazione:”il giovane finita la scuola non sia un mediocre pacifista, un democratico o qualcosa del genere ma un vero tedesco nazista” “la totale opera d’istruzione e d’educazione dello Stato nazionale deve trovare il suo culmine nell’inculcare nel cuore e nella mente della gioventù, il significato e il sentimento di razza. Nessun fanciullo e nessuna fanciulla deve abbandonare la scuola senza conoscere  perfettamente l’essenza e la necessità della incontaminazione del Sangue”.

 

“Del resto, anche questa educazione nel senso della razza trova il suo compimento estremo nel servizio militare.”[3]

 

 

Capitolo 3

“non c’è niente di più anormale di più indignante dell’attuale diritto di cittadinanza”(per gli stranieri e i non ariani). “L’istruzione dell’esercito è totale:deve comprendere ogni individuo tedesco e renderlo adatto a far uso delle sue capacità fisiche ed intellettuali per impieghi militari. Quando il giovane, sano e valoroso, ha finito il servizio militare gli viene dato il diritto di cittadinanza. E’ questo il miglior documento per la sua esistenza terrena.”

 

 

Racconta della prima numerosa riunione dei nazisti del 24 febbraio 1920 nel Salone della Birreria di Corte a Monaco.

 

Capitolo 7

 

Paragona i suoi discorsi a Monaco con quelli dei democratici che li trova noiosi e ripugnanti. Parla  di diavolo e satana riferendosi a ebrei e ai marxisti

 

 

Capitolo 10

 

Si lamenta della cancellazione della pena di morte, fra gli altri per chi disertava in guerra.

 

Riflette man mano sulla necessità di una sorta “di guerra santa” agli ebrei.

 

Nell’ultima parte del libro parla dei rapporti fra Germania e Russia che considerava i marxisti come nemici estremi come gli ebrei e già preannunciava che un’alleanza con la Russia”non andava fatta se non in preparazione di una guerra futura”.E alla fine del libro afferma che la Germania nazista” nell’era della soppressione delle razze, pensa ai migliori elementi della sua stirpe deve essere un domani la padrona del mondo”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mengele

I medici nazisti ( con a capo Mengele) tra 1932 e 1945 fecero esperimenti pseudoscientifici sui prigionieri dei campi di concentramento in nome “del progresso della scienza” La morte nelle più atroci sofferenze e torture era spesso la conclusioni di tali esperimenti. Non fu trovata nessuna scoperta scientifica rilevante. Mengele fuggì in Sudamerica e morì nel 1979,altri medici nazisti furono condannati dal Tribunale di Norimberga.[4]

 

Goebbels e la propaganda nazista.


Joseph Goebbels nacque a Rheydt in Germania nel 1897.

Entrò nel partito nazionalsocialista nel 1922 e poi deputato del Reichstag nel 1928. Da giovane fu uno studente megalomane, con tratti  marcati di alterigia, mancanza di empatia, arroganza, tendenza a utilizzare spietatamente le sue relazioni personali e la disponibilità a sottomettersi servilmente a chi ritenesse superiore sono alcuni dei suoi tratti psicologici. Dopo il diploma e la laurea tentò la carriera di giornalista e di scrittore ma entrambe si rivelarono un fallimento. Depresso andava coltivando un odio rancido verso gli ebrei e non vedeva l’ora di trovare un capo da seguire. Fondò il giornale Der Angriff e nel 1933 divenne ministro della propaganda del reich diffondendo nella cultura popolare i miti nazisti. Nel 1945 a distanza di poche ore dalla morte di Hitler si uccise coi propri familiari. Il potere corrompe e le dittature assolute corrompe assolutamente. Le dittature si basano sul terrore e quella nazista in questo senso oltrepassò l'immaginabile. Il pensiero unico, la censura feroce, la propaganda furono tutti elementi.

 

“La propaganda nazista consiste tutta in un appello continuo a quanto vi è di brutale e sporco nell’uomo” “Kurt Schumacher ;discorso al reichstag 23 febbraio 1932.

 

A quale livello di distorsione e manipolazione della percezione della realtà e dei fatti può arrivare la propaganda politica? Nel totalitarismo raggiunge il suo grado più estremo e macabro.

 

Alla mancanza di autorevolezza e pluralismo qualitativo dei mezzi di informazione corrisponde in maniera proporzionale una maggiore o minore propaganda politica e mistificazione o meno della realtà.

 

Joseph Goebbels non voleva soltanto intercettare il consenso del popolo, ma induceva il popolo a pensare esattamente ciò che voleva il regime.Era abile soprattutto con l’utilizzo massiccio delle menzogne ripetute continuamente a  manovrare l’opinione pubblica.

 

Nel ottobre 1933 il governo nazista impose che tutti i giornalisti dovessero essere dipendenti pubblici ed erano chiamati ad obbedire alle regole e ai criteri imposti dal ministero. Si distrusse così la libertà di stampa.

 

La retorica nazista era intrisa di eroismo bellicista contro il nemico odiato.

 

La propaganda si intensificò con l’inizio della guerra nel 1939 per la gestione del consenso durante il conflitto.

 

“Era Goebbels a ordinare ai direttori di giornali quali notizie, quali bugie, quali mistificazioni raccontare (e quali no)”

 

Dopo la disfatta di “Stalingrado” la propaganda di Goebbels era rivolta alla chiamata alla disastrosa “guerra totale” contro il nemico.

 

Ecco come si rivolse ai tedeschi dopo la disfatta di Stalingrado:

 

“1. Siete decisi a seguire il Fuhrer nella buona e nella cattiva sorte fino alla vittoria e accettate spontaneamente i più pesanti fardelli personali?”

 

2.A seguirlo come falangi della patria, seguendo  i combattimenti, e a muovere guerra con determinazione selvaggia nonostante tutti gli accidenti del fato finché  la vittoria non sarà nostra?

3. A lavorare e dare tutto per la vittoria?

 

4. Volete la guerra totale? una guerra più totale e radicale di quanto mai oggi possiamo neppure immaginare?

 

 

5La vostra fiducia nel Fuhrer è più grande, più sincera e più incrollabile di prima?

 

6. Siete pronti da ora in avanti a darvi completamente per fornire gli uomini e le munizioni necessarie per sferrare al bolscevismo un colpo mortale?

 

7 A prestare un sacro giuramento che la patria rimarrà compatta e che darete tutto ciò  di cui ha bisogno per raggiungere la vittoria?

 

8 Volete che il governo faccia tutto ciò che può per incoraggiare le donne tedesche a mettersi al completo al lavoro per sostenere lo sforzo bellico e liberare gli uomini per i Fronte?

9Approvate le misure più radicali contro un piccolo gruoppo di scansafatiche che fingono vi sia pace?

10.Siete d’accordo che coloro che ledono lo sforzo bellico debbano rimetterci la testa?”[5]

 

La chiamate alle armi fu totale e fanatica. L’ultimo slogan della guerra totale fu “vittoria o distruzione”.

 

“Chi è preda dell’inondazione mediatica è come la persona che guardava direttamente in faccia Medusa senza lo specchio difensivo della riflessione cosciente”.

 

Papa Doc sembrava aver compreso bene “ è la paura che governa più che l’intelligenza”. Il regime nazista era fondato sul terrore e la violenza nonché sul pensiero unico, la scelta di un capro espiatorio l’invenzione di un nemico.

 

“La propaganda è un arte, non importa se questa racconti la verità” Joseph Goebbels

Senza nessuno scrupolo Goebbels istigava all’odio e alla violenza e cercava contemporaneamente di manipolare le informazioni al fine di denigrare gli avversari politici.

Alcune delle tattiche di manipolazione utilizzate da Goebbels furono:

 

1.      Semplificazione e nemico unico

 

2.     Creare l’illusione che le opinioni dette(naziste) siano delle ovvietà.

 

3.Trasposizione e contropropaganda. Come ad esempio trasferire sui propri avversari i propri errori e i propri difetti, e responsabilità.

Il manipolatore cercherà di offuscare, nascondere l’errore che ha commesso, per apparire e manifestare presunta onestà.

 

 Il bravo manipolatore inoltre cercherà di falsare o manipolare i ricordi delle persone o nel caso di Goebbels di un’intera nazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Conclusioni:come è stato possibile l’avvento di Hitler e dei nazisti e dei campi di sterminio, è possibile che riaccada?

 

 

 

 

Bibliografia e note
a cura di Umberto Eco,  Il Novecento. 2016 Milano; EncycloMedia puplisher.

Jean-Charles Sournia. Storia della medicina; 1994 Bari. Edizioni Dedalo.

Tommaso Detti, Giovanni Gozzini. 2002; Bruno Mondadori edizioni.

Storia contemporanea II Il Novecento.

Ian Kershaw Hitler e l’enigma del consenso.; 1988. Traduzione di Nicola Antonacci;2000 Economica Laterza.

Ian Kershaw 1985 “Che cos’è il nazismo?”. Traduzione di Giovanni Ferrari degli Uberti . 1995 Nuova Cultura.

 

 

Peter Fritzsche Vita e morte nel Terzo reich;. 2008. Traduzione di Marco Cupellaro 2010 Editori Laterza.

 

Hannah Arendt La banalità del male. 1963 .Traduzione di Piero Bernardini; 1964. Milano Feltrinelli editore.

 

Dizionario mondiale di storia. 2003 Milano. Rizzoli

 

Adolf Hitler Mein Kampf;. 1925. Traduzione “  La mia  battaglia”  1992  edizioni Il Lumino, Nuova Timec srl- Albairate

 

Giovanni Mari La propaganda nell’abisso.. 2021 Lindau srl Torino.

Gianluca Magi “Goebbels:11 tattiche di manipolazione oscura”. 2021. Pian B edizioni.

 

Eugenia Vezzelli “Joseph Goebbels” Modelli e forme di propaganda nel Terzo Reich”.. 2007. Prospettiva editrice

 

” Joseph Goebbels “Diari 1943. Editrice e associazione culturale Thule Italia.

 



[1] Il Novecento;Tommaso Detti, Giovanni Guzzini. Pp111

[2] Hitler e l’enigma del consenso. Ian Kershaw.pp6

[3] Mein Kampf; Hitler; pp51

[4] Jean-Charles Sournia, Storia della medicina. Pp323

[5] Giovanni Mari, La propaganda nell’abisso. Cit. pp28

 

 1.      Introduzione

 

 

2.     Un po’ di storia

La parola stessa “totalitarismo” fu inventata proprio in Italia dai fascisti per indicare uno stato talmente autoritario e  dittatoriale da riuscire a subordinare l’individuo in maniera violenta e gerarchica al fine di traformare il cittadino ad un semplice ingranaggio a servizio del regime. La parola totalitarismo fu usata anche per descrivere la Germania nazista (ancora più estrema e autoritaria) e da questo punto di vista lo stalinismo.

 

I fasci di combattimento sorsero nel 1921 per opera di Benito Mussolini senza avere un’ideologia ben definita.Una parte importante ed essenziale era lo squadrismo rivoluzionario e violento. Disprezzando la politica democratica, rivendicando la vittoria mutilata  e ponendosi come reazione alla rvoluzione comunista cercavano il consenso delle masse popolari e imprenditoriali-aristocratiche.

 

Gli operai erano generalmente favorevoli ai marxisti ma subivano continuamente le violenze degli squadristi con l’utilizzo del manganello e dell’olio di ricino. Il fascismo d’altra parte poteva contare sul favore e sui finanziamenti dei grandi industriali. La bandiera dei fascisti “era un drappo nero con un teschio d’argento e “me ne frego” divenne un loro tipico motto.”

Con l’educazione e l’esaltazione al combattimento e delle guerrra. Mussolini stesso parlò di stato totalitario come obiettivo da raggiungere.

 

I fascisti non credevano alla virtù della pace, e continuavano ad esaltare la guerra erano antiparlamentari e bellicisti.

 

 

Nel 1922 mentre le violenze degli squadristi raggiungevano il loro apice tra la resa e un po’ il favore di una parte del governo e della monarchia Mussolini organizzò una manifestazione e un colpo di stato La marcia su Roma il 27/28 ottobre 1922. Il colpo di stato oltre che da Mussolini era stato organizzato dai “quadrunviri” MicheleBianchi(sindacalista), e tre capi militari :Cesare  De Vecchi, Italo Balbo, e Emilio De Bono. La marcia su Roma si sarebbe potuta evitare con l’intervento dei militari, ma buona parte delle truppe armate era con i fascisti.

 

Uno dei pochi che provò a resistere fu il giolittiano Luigi Facta ma il re Vittorio Emanuele preferì arrendersi e cedere il governo ai fascisti.

 

Fu costituto un governo con a  capo Benito Mussolini e che venne ben presto fascistizzato e trasformato in dittatura

 

 

3Mussolini

 

Benito Mussolini nacque a  Varano dei Costa, presso Predappio nel 1883. Originario di un’umile famiglia romagnola, figlio di un fabbro ferraio socialista e di una maestra di campagna. All’età di 17 anni si iscrisse al Partito Socialista nel 1901 divenne maestro elementare, nel 1900 in coerenza coi propri principi antimilitaristi non si presentò alla leva, e fuggì in Svizzera.Nel 1909 andò a Treno a dirigere la Camera del lavoro e un settimanale socialista nel 1911 partecipò ad alcune manifestazioni contro la guerra coloniale in Libia.Divenne dirigente nazionale del PSI e fu designato alla direzione del giornale socialista “Avanti!”. Era per la rivoluzione violenta, che contrapponeva  all’umanitarismo dei riformisti. Allo scoppiò della prima guerra mondiale  fu inizialmente per la neutralità (come la gran parte dei socialisti), ma poco dopo scelte di schierarsi per la guerra nel 1914 fu quindi espulso dal Partito socialista italiano, fondò un nuovo giornale “ Il popolo d’Italia” grazie al finanziamento di alcuni industriali, fu uno dei principali esponenti dell’interventismo rivoluzionario. Nel 1915 rimase ferito in un combattimento. La guerra (similmente come accadde per Hitler fu un evento decisivo per Mussolini che la vedeva come un esempio di esaltazione delle virtù virili. Il 23 marzo 1919 fondò a Milano i fasci di combattimento.

 

 4. Stalin

 

Dopo la morte di Lenin si aprì fra i dirigenti del partito comunista un’aspra rivalità per il potere in particolare fra Stalin e Trotzkij.

Trotzkij e la sinistra sostenevano la teoria politica della “rivoluzione permanente” (internazionalista) ma finì per prevalere Stalin e la sua linea politica di “socialismo in un paese” solo e rimandare la rivoluzione socialista in altri paesi in un secondo momento. Dopo il primo piano economico quinquennale (1928-33) che diede un importante impulso all’industrializzazione si scontrò con l’opposizione dei kulaki ( piccoli-medi proprietari terrieri). Stalin decise per una spietata repressione procedendo alla collettivizzazione forzata delle terre.

 

 

 

5.

 

Wilhelm Munzenberg, il capo della propaganda sovietica in Occidente  nacque  a Munzenberg nel 1889. Socialista appassionato sostenitore di Rosa Luxemburg e di Lenin. Amico di Freud, Einstein e Thomas Mann, fu anche potente editore, si occupò di cinema, arte, fotomontaggio. Costruttore di macchine della solidarietà.

1.       Storia dei campi di sterminio nazisti

I Lager nazisti

 

Hitler illustrò l'ideologia nazista nel Mein  Kampf (1925-6) dove descrisse il progetto di stato razziale come punto fondamentale del suo programma di regime. Per sopravvivere la razza ariana doveva difendere la sua purezza dalla contaminazione delle altre razza e in particolare la controparte del Volk germanico erano considerati gli ebrei.

 

I lager erano i campi di sterminio nazisti dove i nazisti rinchiudevano i detenuti per motivi razziali o politici. I lager vennero costruiti in Germania già a partire nel 1934 un anno dopo la presa al potere di Hitler. Durante la guerra i campi di concentramento subirono una svolta estrema diventanto campi di sterminio con l'utilizzo di camere a gas ed esperimenti pseudoscientifici.


Il purgatorio era simile ai campi di lavoro staliniani dove alle mancanze di cure si associava il lavoro forzato.

 I nazisti coi campi di sterminio crearono l'inferno sulla terra tutto era organizzato con lo scopo di infliggere il massimo tormento possibile.

 

 





La menzogna in politica:

 

Vi sono diversi tipi e diversi modi di dire menzogne in politica. Anteporre l'ideologia ai fatti e negare la realtà per adattarla allìideologia è uno di questi. Un altro di questi esempi sono le rivelazioni scaturite dai Pentagon Papers che erano il resoconto completo che erano il resoconto delle teorie e strategie degli esperti del Pentagono.

 

I dati di fatto una volta accaduti non possono essere facilmente eliminati, negati o cancellati.

 

La menzogna in politica a volte è quasi fisiologica quando è limitata a certi aspetti diventa invece patologica se cerca di pervadere e distorcere la visione della realtà e dei fatti. L'antitesi più pericolosa non è tanto quella che  oppone il vero al falso ma quella che cerca di sostituire al reale il fittizio.

 

La menzogna ha in genere il fine  di nascondere la verità

 


Socrate:

La Arendt commenta la tradizione filosofica occidentale pensando al primordiale conflitto fra filosofia e politica che era presente fin dai tempi dell'antica grecia e con la figura di Socrate in particolar modo. Socrate amava conversare con i concittadini  nell'agorà ateniese ed col suo modo di dialogare e di porre domande esortava gli interlocutori a rendersi chiaramente conto di ciò che stavano dicendo. Socrate lottava contro ogni dogmatismo e pregiudizio, fu processato e condannato a morte con l'accusa di corrempere i giovani e di attentare alle tradizioni della città.

 

Hannah Arendt comunque non rileva un particolare conflitto della democrazia ateniese contro la filosofia in generale anzi, né Socrate disse mai nulla contro la polis greca né tantomeno contro la democrazia anzi si rifiutò di fuggire tanto era il suo rispetto per le leggi di Atene, piuttosto la Arendt tende a vedere in Platone l'allievo diretto di Socrate una certa ostilità verso la polis greca e la politica e contrappone alla polis greca la sua visione utopica della "Repubblica".

 

Hannah Arendt racconta di Socrate partendo dalla prospettiva che "l'abisso tra filosofia e politica si apre storicamente con il processo e condanna a morte di Socrate".

 

Inoltre Platone rimase scioccato dal processo a Socrate e ciò influì  profondamente anche sulla sua filosofia, Platone rimase diffidente verso la politica e cercò dei criteri "assoluti" di verità contrapponendo la doxa l'opinione alla verità


La vita della mente:

 

E' l'ultimo libro pubblicato e ne rappresenta in parte una summa del suo pensiero.E' rimansto incompiuto.

 

La prima parte è  dedicata al "Pensare"

 

Se da un lato la Arendt mette in guardia dalla superbia che a volte i filosofi e i pensatori di professione hanno. Si chiede riferendosi a Eichman: potrebbe l'atto di pensare criticamente aiutare le persone ad astenersi dal compiere il male?

 

Come uomini siamo esseri pensanti, e il pensare per quanto senza sicure basi ci induce verso la metafisica?

 

Kant si chiedeva se la stupidità fosse causata da un cuore malvagio, la Arendt sottolinea come stupidità e assenza di pensiero non sono la stessa cosa e in Eichmann il termine assenza di pensiero (critico) è più consono.

 

"il bisogno di ragione non è ispirato dalla ricerca di verità ma dalla ricerca di significato". Nella metafisica non vi nulla fondato con certezza nondimeno  la ricerca di un significato rimane un importante bisogno dell'uomo.

 

 

 

 

 





 

 

 

 

 

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