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SAGGI SCETTICI SINTESI (libro del 1928)

Poiché non mi sento di certo di fare una recensione ho pensato di mettere qua i punti secondo me più salienti di questa bellissima opera di  BERTRAND  RUSSELL.


-Possono gli uomini essere razionali? Questa è la domanda fondamentale del libro, alla quale l'autore risponde che benchè non lo si possa essere totalmente si può esserlo in un certo grado e si può migliorare in questo.
La razionalità è per Russell fondamentale:" un uomo è razionale nella misura in cui la sua intelligenza informa e controlla i suoi desideri", la razionalità è : "l'abitudine di tener conto di tutte le prove rilevanti prima di arrivare a credere a una cosa.", ed è all' intelligenza che si deve guardare per la soluzione dei mali di cui soffre il mondo. Il cammino non è privo di difficoltà a partire dalle credenze ingiustificate fino alle passioni distruttive e "solo una buona dose di scetticismo potrà lacerare i veli che ci nascondono la verità".
IL PRIMO CAPITOLO si intitola "sul valore dello scetticismo", qui espone la sua teoria: non bisogna prestare fede a una  proposizione fino a quando non vi sia un fondato motivo per supporla vera. Sottolinea come se si facesse uso di questa teoria ci sarebbe una diminuizione dell'entrate dei chiaroveggenti, dei bookmakers dei vescovi e di tutte le persone che vivono sulle speranze irrazionali della gente. Aggiunge che non deve essere interpretata estremistica la sua posizione che è invece  di utilità pratica, e che come regola si devono accettare (come i più probabili) i giudizi degli esperti quando essi concordano mentre se essi sono in disaccordo sarebbe meglio sospendere il giudizio.Queste regole semplicissime -dice- se fossero accettate rivoluzionerebbero completamente la vita umana.
Quando un' opinione poggia su motivi razionali la gente si contenta di esporli e di discuterne pacificamente mentre le opinioni in forza delle quali la gente è disposta a combattere e a perseguitare  sono condannate dallo scetticismo.
Espone ora alcuni esempi per far notare come la razionalità spesso manchi sia tra la gente comune che tra i politici (eccetto in genere gli esperti): un esempio la questione del socialismo, se sia contrario o no alla natura umana alcuni sostengono di sì altri di no ma pochi si sono preoccupati di dare spiegazioni razionali uno di questi è stato un'antropologo che porta alcuni dati che ci dicono che in Melanesia fra gli indigeni non sia contrario alla natura umana ma l' unico modo per sapere se lo sia o no in occidente sarebbe provarlo.

Un altro esempio è quello degli usi matrimoniali che sono diversi in base ad ogni popolazione e ognuna di queste è convinta che il proprio uso sia quello giusto ma che non c 'è nessuno che si preoccupi di dimostrare che le proprie consuetudini siano migliori ovvero che contribuiscano di più alla felicità umana delle altre.
In mancanza di dati bisognerebbe quantomeno evitare le punizioni di crudele intolleranza verso coloro che offendono il codice locale ma ciò toglierebbe il piacere dei moralisti di infliggere atrocità in buona coscienza.

Un esempio di credenza in cose assai dubbie è il nazionalismo e si aggrava quando un intera nazione ha subito una delusione, la sua ira è pari a quella del pazzo quando le sue pretese sono messe in discussione ma non c'è che la guerra per ricondurla a ragione. (notare che scrive nel '28).

Le opinioni politiche non sono quasi mai fondate su motivi razionali, di mezzo c'è il processo freudiano di
razionalizzazione ma anche un altro che chiama di "irrazionalizzazione", l'uomo astuto soppesa più o meno inconsciamente una questione presentata dal punto di vista egoistico poi passa a inventare farsi altisonanti che mostrano come egli persegua il pubblico bene a costo di grandi sacrifici personali.
Conclude il capitolo dicendo che il nostro apparato istintivo consta di due parti la prima comprende la gioia di vivere, l' amore e l'arte, la seconda comprende concorrenza, patriottismo e guerra.
La morale convenzionale fa di tutto per sopprimere la prima e stimolare la seconda mentre la vera morale dovrebbe fare l'opposto.
I nostri rapporti con coloro che amiamo possono essere lasciati all'istinto mentre sono i rapporti con coloro che odiamo che dovrebbero essere controllati dalla ragione, nel mondo moderno coloro che odiamo sono gruppi distanti e specialmente nazioni straniere ma naturalmente noi pensiamo, ingannandoci, che atti  che sono frutto d'odio siano generati dall' amore per la giustizia.

IL CAPITOLO 2   si intitola "Sogni e fatti ": Benchè supponiamo che le nostre credenze siano razionali la grande maggioranza delle convinzioni sulle quali si fonda la nostra vita è l' incarnazione del desiderio.
 Ancora una volta ce lo spiega con alcuni esempi: a partire dalle convinzioni individuali sulla (in genere) propria superiorità o comunque qualità particolari a quelle sulla propria famiglia e amici,  a quella dello stato e infine dell' umanità intera (come per es Dio fece l' uomo a  sua immagine e la felicità dell' uomo è il fine supremo dell' universo).
 Conclude il capitolo dicendo che ognuno deve riuscire a vedere realmente quel che è e il suo posto nel mondo e che nessuno può toccare la grandezza se prima non vede la sua naturale piccolezza.

IL CAPITOLO 3  si intitola:"La scienza è superstiziosa?" e risponde che benchè la giustificazione razionale sia teoricamente inadeguata (la teoria della causazione e quella dell' induzione) praticamente la scienza deve andare avanti rimandando al futuro l' "arruffato problema".

IL CAPITOLO 4 si chiede "Possono gli uomini essere razionali?" fa anche qui alcuni esempi come della persona che legge l'articolo dotto sugli effetti dell'alcol,  la sua opinione in proposito sarà diversa in base se essa sia una persona astemia oppure un  bevitore.
Spiega cosa intende per razionale e irrazionale  e dunque risponde che si può essere in parti razionali,
che sia importante essere razionali (razionalità intesa praticamente come l' abitudine di ricordare tutti i nostri desideri rilevanti e non solo quello immediato) e che possiamo migliorare nell' essere più razionali.

IL CAPITOLO 6  si intitola "macchine e emozioni" la domanda in questo caso è :"Le macchine distruggeranno le emozioni o saranno le emozioni che distruggeranno le macchine?" parla di vari argomenti per es di come dia fastidio a un asiatico colto ed evoluto parlare di "saggezza dell'Oriente", gli pare di essere come un ragazzo cui si dice di giocare con le bamboline anzichè le automobiline e naturalmente come il ragazzo preferirebbe l'auto vera al modellino ignorandone  però i rischi connessi.
La macchina è bella e benigna per il padrone ma brutta e terribile per i suoi nemici, il padrone della macchina ne vive a distanza dove non arriva nè il fracasso nè l'insopportabile vista delle scorie nè il puzzo delle esalazioni nocive.
L'assunto è che sia il possesso dei beni materiali ciò che rende felici gli uomini, si ritiene che la felicità sia
proporzionale al reddito, Russell non parla dei bisogni minimi chiaramente che sono necessari per la felicità ma parla del di più e si domanda:  " perchè in realtà, quasi tutti noi desideriamo accrescere il nostro reddito?" di fatto per impressionare il nostro prossimo,una delle nostre passioni più potenti è quella di essere ammirati e rispettati, per come vanno le cose ora l'ammirazione e il rispetto vanno a chi sembra ricco.

Fa alcuni esempi come del milionario che pur non sapendo distinguere un quadro da un altro si compera una galleria di quadri. Non sempre e non dovunque è stato così per es a Parigi in certi circoli una persona è ammirata per la sua bravura artistica o letteraria, in un' università tedesca si ammira un uomo per la sua
cultura.
 In India si ammirano i santi, in cina i saggi.
Se avessimo per legge tutti tutti lo stesso reddito saremmo costretti a cercarci un modo diverso per dimostrare la nostra superiorità sul prossimo e grandissima parte dell'attuale smania di possesso materiale scomparirebbe. Inoltre questa smania ha la natura della concorrenza e ci arreca felicità quindi solo quando
riusciamo a distanziare un nostro rivale, cui si procura il rispettivo dolore.
Quando il nostro desiderio è di ricchezza e di concorrenza non si ha  nessun accrescimento della felicità umana complessiva.
La macchina per funzionare inoltre ha bisogno della regolarità con il timore che l' uomo stesso venga trasformato in macchina,  si levò a protesta la filosofia di Bergson.
Infine dice che la scienza ha sì compiuto miracoli ma la nostra natura resta ancora assai meno nota della natura delle stelle e degli elettroni.

NEL CAPITOLO 7  intitolato "comportamentismo e valori" parla per es. di come il sentire e il pensare siano importante quanto il fare e critica poi il comportamentismo del dottor Watson,  fa quindi un'analisi sull'educazione,  ad esempio sull' utilità o meno di una corretta ortografia e sull' utilità di insegnare la logica nelle scuole.

IL CAPITOLO 8:   "Ideali di felicità orientali e occidentali".
 Si chiede se i progressi fatti sono stati davvero dei miglioramenti e per questo analizza la società cinese che allora era rimasta indietro nel progresso, parla dell'insegnamento di Confucio, di come mirasse a creare una società stabile ma non sempre in ansia di nuovi successi di come fosse un moderato in tutto, della differenza con lao tzu e con il cristianesimo, dice che a differenza nostra i cinesi hanno una moralità teorica che viene messa anche in pratica mentre il cristianesimo ha una moralità teorica (che è molto elevata) ma una pratica
che fa guerre di frequente.
I cinesi, dice,  non sono combattivi di natura,  per tradizione essi ammirano la cultura più d' ogni
altra cosa quindi la gentilezza e la cortesia. La differenza principale in sintesi è che loro mirano al godimento mentre noi al potere, nel sistema cinese c' è un solo serio difetto-spiega- ed è che esso non permette alla Cina di resistere di fronte alle nazioni più combattive.

IL CAPITOLO 9  PARLA DEL "MALE CHE FANNO I BUONI"  e in sostanza sostiene la tesi che è buono chi fa del bene e cattivo chi fa del male nel senso di chi crea sofferenza.
Analizza chi è considerato normalmente "buono" e chi "cattivo"  facendo esempi quali Spinoza e Darwin e Galileo. Buono,  conclude,  nella società è considerato  colui le cui "opinioni e attività riescano gradite a chi sta al potere" e che ottenere il rispetto della gente locale importante è possibile solo se ci si mostra
convinti che un buon pranzo per i ricchi sia cosa assai più importante che salvare la vita ai figli dei poveri.
Chi si fa paladino della "massima felicità per il maggior numero di persone" ha una vita assai più dura: deve farsi paladino degli oppressi incorrendo così nell'odio degli oppressori.
Conclude elogiando la forza della ragione che è piccola ma costante mentre le forze dell'antiragione si distruggono l' un l'altra.

IL CAPITOLO 10    "La recrudescenza del puritanesimo"
 Fa alcuni esempi e poi dice di come spesso il puritanesimo  porti all'amore per il potere e di come questo sia pericoloso.

IL CAPITOLO 11 intitolato "NECESSITA' DELLO SCETTICISMO IN POLITICA" , parla inizialmente della differenza fra gli esperti e i politici di professione e ne valuta i pregi e  i difetti, dice poi di come spesso i partiti acquistino forza dall'odio:
hanno bisogno di qualche nemico da additare al disprezzo generale (un es. è il trattato di Versailles).
Parla poi del politico onesto e di quello disonesto, come sono intesi dalla gente e conclude dicendo che la competenza e la buona volontà non mancano ma devono riuscire a far sentire la loro voce attraverso organi adeguati.

IL CAPITOLO 12  è "Libertà di pensiero e propaganda ufficiale" e parla degli ostacoli al libero pensiero che sono le pene legali ma soprattutto le pene economiche e la distorsione dei fatti. Fa alcuni esempi delle sue vicissitudini come quando fu mandato via dal Trinity College di Cambridge per le sue opinioni contro la guerra. Mostra quindi al differenza fra le teorie scientifiche e le opinioni politiche e religiose, che queste sono dogmatiche mentre le altre si sa già che sono in parte sbagliate e che andranno in parte corrette nel tempo.
Fa l'esempio di come al mondo ci sia tanta certezza irrazionale, di come i libri di storia scolastici spesso manchino di verità obbiettiva e cercano di glorificare la propria nazione.
Parla dell'importanza dell'educazione e dei pericoli connessi, facendo alcuni esempi, quando lo stato impone un' educazione che limiti la libertà  di pensiero.  Parla di come i governanti vogliano sì una popolazione informata ma senza intelligenza(questa è ammessa soltanto in teoria), perchè con un pensiero critico sarebbe più difficile governare liberamente.
Esamina il pericolo della propaganda quando un partito politico è più ricco di un altro e può permettersene di più.
Esamina poi i pericoli connessi ai monopoli economici. Conclude dicendo che l'umanità ha bisogno dell'abito scientifico e che senza ciò i risultati della scienza possono portare dritti al tramonto della nostra civiltà.

IL CAPITOLO 13 "La libertà nella società".
Esamina il concetto di libertà:"mancanza di ostacoli esterni che impediscano la realizzazione dei propri desideri" e dice poi di come i sostenitori del capitalismo sono i più pronti ad appellarsi ai sacri principi della libertà racchiusi nella massima: " Non si può impedire al fortunato di esercitare la sua tirannia sullo sfortunato" ed esamina il liberismo laissez-faire basato su questa massima e le differenze con l' anarchia.
Parla poi dei limiti della libertà poi di come i poteri siano nelle mani di chi controlla le finanze e non di chi conosce lo scopo cui il denaro andrà devoluto,  perciò chi è al potere è in generale ignorante e malevolo e meno esercità la sua autorità e  meglio è.

Fa la distinzione fra la libertà di disporre di beni che l' uomo si procura a spese altrui (es. il mangiare se io mangio di più qualcun altro mangia di meno o nulla.) mentre se mi impadronisco di un grande numero di nozioni non le tolgo a nessuno, anzi.
Conclude dicendo dell' importanza del detto "vivi e lascia vivere" ovvero di non desiderare quelle cose che possono essere ottenute solamente a danno degli altri.

IL CAPITOLO 14 si intitola "Libertà e autorità nell' educazione"   e parla appunto del rapporto tra queste, e della giusta educazione secondo Russell, conclude dicendo come l'educazione dei ragazzi deve guardare a essi come dei fini a se stessi, come anime da salvare e non come future "braccia" delle fabbriche o"baionette" per le guerre o altro ancora.

Il rispetto per la personalità umana è il principio della saggezza in ogni questione sociale e soprattutto nella scuola.

IL CAPITOLO 15 "PSICOLOGIA E POLITICA"  esamina gli effetti che secondo lui avrebbe dovuto avere la psiologia sulla politica. Mette in guardia dal pericolo che i governanti usino la psicologia per influenzare a loro piacimento la popolazione ma c' è anche la speranza che essa venga usata per aumentare  la felicità complessiva del mondo, insomma aumenta il potere nelle mani dell'uomo e così aumentano le possibilità del male ma anche quelle del bene.

IL CAPITOLO 16   " IL PERICOLO DELLE GUERRE DI RELIGIONE"   parla dei pericoli del tempo, di come fosse importante la libertà di opinione  e che sia il comunismo che il capitalismo  siano errati in quanto tengono troppo conto dei  fattori economici, come se fossero gli unici a contare nella vita umana.

IL CAPITOLO CONCLUSIVO SI INTITOLA   "PROSPETTIVE ROSEE E NERE".           Ipotizza inizialmente un' autorità centrale che controlli il mondo intero che va verso la democrazia (anche economica e quindi verso il socialismo),  cerca di prevedere come sarà la famiglia, e se le sue ipotesi si avverassero mentre c' è ancora un sistema capitalistico e l'anarchia internazionale i risultati potrebbero essere terribili, vi sarebbe una divisione tra i proletari e i borghesi, ci sarebbe il pericolo di guerre micidiali in particolare se non avverrà il controllo delle nascite (oppure la fame che però rischia di portare comunque a guerre).
Ipotizza poi anche che prendesse il potere uno stato solo (stavolta mentre si adotta il sistema capitalistico) e dice che ci sarebbe il rischio che la società favorirebbe solo gli interessi dei ricchi ma che in questo caso vorrebbe dire la fine della civiltà.
Fa altre ipotesi e poi conclude dicendo che un altro pericolo sarebbe la troppa organizzazione che non lascia spazio all' iniziativa individuale.

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