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Gramsci, Il fascismo sulla propria pelle - considerazioni sui Quaderni del carcere

Questa tesina è costituita da alcune riflessioni da svolgersi prima di accostarsi allo studio dei Quaderni del Carcere, visti soprattutto in rapporto col fascismo sia a livello teorico sia sul piano dell'effettivo contesto storico in cui Gramsci scrive.
La prima parte è volta a dare uno sguardo biografico a Gramsci con un taglio che ne permetta poi di cogliere gli sviluppi culturali.
Una seconda parte vuole mostrare alcune teorie che si sono formate nel corso degli anni sul fascismo e fascismi soprattutto di orientamento marxista o liberale.
La terza e ultima parte è costituita da alcune considerazioni filologiche e da alcune osservazioni su alcuni fra i concetti gramsciani che sono più vicini allo spiegare il fenomeno fascista:
Biografia ragionata
Antonio Gramsci nasce il 22 gennaio 1891 ad Ales cittadina di circa milleduecento abitanti situata in ambientazione rurale a una settantina di chilometri da Cagliari, fu affetto fin da giovanissimo dal morbo di Pott che gli causò una gibbosità e che condizionò dolorosamente la sua salute nel corso degli anni. Il padre Francesco Gramsci fu arrestato il 9 agosto 1898 per motivi fiscali e fu condannato il 27 ottobre 1900.

Dal primo arresto del padre i Gramsci vivevano a Ghilarza un paese culturalmente più evoluto rispetto ad altri, con un proprio circolo letterario e alcuni buoni insegnanti, e il piccolo Antonio, già molto interessato alla lettura, dimostrò fin da allora un carattere coriaceo che gli servì molto durante tutta la sua vita. Iniziò le scuole elementari tardi, ma dati suoi interessi culturali le svolse brillantemente, oltre allo studio sviluppò un interesse per i giochi, per le costruzioni e per gli animali. Visse quindi, dopo l'arresto del padre, in condizioni economicamente disagiate e nell'estate del 1902 andò a lavorare assieme al fratello Gennaro come garzone, all'età di 11 anni. La traccia del tema che svolse per la licenza elementare è molto significativa, si chiedeva di rispondere a un compagno di classe benestante e facoltoso che gli dicesse di voler interrompere gli studi. Il giovanissimo Gramsci risponde a grandi linee che dovrebbe considerarsi fortunatissimo di poter studiare visto che non gli manca né la possibilità economica né l'intelligenza e di tornare agli studi (lui che può così comodamente) poiché "chi non studia in gioventù se ne pentirà amaramente in vecchiaia" 1e che proprio negli studi vi si possono trovare "tutti i beni possibili". In questo tema Gramsci rivela una precoce maturità e molto amore per lo studio. Successivamente Antonio dovendo lavorare come scrivano subì un interruzione degli studi, continuando però a formarsi come autodidatta.

Nell'autunno del 1908 andò a vivere a Cagliari in casa col fratello Gennaro, per studiare al liceo Dettòri. Cagliari era un capoluogo culturalmente vivace, presentava nuclei di classe operaia e terreno fertile riguardo alle idee socialiste nonché centro di alcuni moti popolari nel 1906. Grazie alla figura del professore di italiano Raffa Garzìa, nonché proprietario dell'"Unione Sarda", potette iniziare il lavoro di giornalista. Nel 1911 conclude gli studi liceali per poi trasferirsi a Torino, ad ogni modo, mantenne sempre le sue caratteristiche radici sarde e anzi forse non si può prescindere da queste per comprendere l'universo intellettuale gramsciano. A Torino trovò un ambiente molto fertile per i suoi vivi interessi culturali ed inoltre si appassionò di politica militante, per Gramsci i veri oppressori dei contadini e dei piccoli proprietari terrieri non erano gli operai ma i proprietari del nord uniti ai gruppi reazionari.

All'università ebbe qualche difficoltà iniziali, pur ricevendo la stima ed avendo un rapporto personale con Matteo Bartoli e Umberto Cosmo e intanto crebbe il suo interesse per le questioni sociali e per la sinistra socialista. Gramsci visse sempre quindi in ristrettezze economiche, inoltre accusò pur sempre di una salute cagionevole. Nel 1915 interruppe l'università senza riuscire a laurearsi. Divenne ufficialmente una penna del socialismo pur dovendo ancora costruire del tutto la sua identità politica, ad esempio incautamente in uno dei suoi primi scritti si avvicinò in parte alla posizione mussoliniana2 (allora ancora poco limpidamente socialista), pur non essendo interventista ma si limitò ad indicare nella guerra un possibile momento di stacco rivoluzionario Il Gramsci giornalista oltre che alla spiccata ricchezza di interessi e apertura di orizzonti, aveva una vena polemica anche verso quel mondo accademico che considerava deviato nel senso di un finta cultura borghese fatta da chi si sente superiore al resto dell'umanità solo per il fatto di aver immagazzinato un certo numero di nozioni, da qui la sua contrapposizione fra cultura autentica e finta: quest'ultima è in realtà deleteria per gli interessi socialista. Il suo stile giornalistico era caratterizzato, oltre dagli interessi politici, da una metodologia analitica e pacata assieme a una serietà storica di ricostruzione degli eventi e inoltre doveva spesso indossare la penna come un fioretto, un po' fra l'ascolto e la polemica quindi. Più che della guerra in sé Gramsci si occupava degli effetti della stessa, ad esempio delle tragiche conseguenze economiche3e contro alla idiozie di chi ad esempio vorrebbe proibire Wagner e l'aspirina in quanto tedeschi. Prestava particolare attenzione alla propaganda così pervasiva durante la guerra, in più aspetti oltre all'attenzione umanista per la quotidianità esistenziale. Inoltre durante la guerra si faceva più evidente il contrasto fra centro e periferia, e quindi fra classi, la classe borghese infatti non aveva risentito eccessivamente della guerra dalla quale riceveva sia danni che benefici.

Ancora nel 1920 il movimento fascista non era avvertito come una minaccia reale e il Partito socialista era più attento alle lotte interne al partito stesso (che porteranno nel 1921 alla scissione dei comunisti) che a scongiurare i rischi di fascismo e il Partito socialista continuava, anche di fronte agli attacchi squadristi a esortare alla tolleranza e alla sopportazione confidando in uno stato che come Gramsci aveva già compreso, non poteva più assicurare la legalità, in parte poiché molti membri della magistratura e dei corpi pubblici di sicurezza erano loro complici, ed inoltre i fascisti avevano raggruppato molto materiale militare. I fascisti si fecero interpreti delle frustrazioni della vittoria mutilata e dei valori della propaganda bellica, guardando soprattutto ai ceti medio borghesi, a Torino il fascismo era più debole che nella media nazionale ma si fecero quindi più evidenti gli errori dei socialisti che non seppero organizzarsi, Gramsci inoltre fu il primo escluso nelle elezioni per quanto fosse capolista, cosa che gli creò un momento di grave sconforto. Gramsci non mancò di rivolgere accuse dell'avanzamento fascista anche a Giolitti considerando il fascismo addirittura come un altro volto del Giolittismo e se i socialisti italiani non avevano preparato un colpo di stato rivoluzionario Gramsci già presentiva che il colpo di stato fascista poteva essere alle porte. Altra caratteristica di Gramsci era la sua attenzione per il mondo femminile anche in ambito politico: ad esempio incaricò Rita Montagnana di inaugurare "il quindicinale delle donne comuniste "compagna". Nel maggio 1922 andò a Mosca inviato dal Pcd'I e diede un commovente addio all'Ordine Nuovo, visse quindi dall'esterno la marcia su Roma e prese sempre più a cuore il problema dell'unità del partito e fondò il quotidiano degli operai e dei contadini: "l'Unità".

Nel gennaio del 1924 moriva Vladimir Lenin lasciando un vuoto di potere che culminerà col trionfo di Stalin in seguito a feroci lotte interne. Per Gramsci viene a mancare un punto di riferimento e ne delinea i tratti di vero capo raffrontandolo a quel finto, ma enfatizzato, capo dei fascisti Mussolini se Lenin ha tutto il merito poiché per Gramsci ha mantenuto la testa salda in momenti molto complicati e rappresenta lo spirito del proletariato e rivela un grande significato storico come iniziatore di un nuovo processo storico. Mussolini al contrario e divinizzato e iconizzato a falso modello infallibile ed esaltato a capo minaccioso4.Gramsci in seguito inizierà a essere dubbioso sulla leadership di Stalin. Stalin a differenza di Lenin rappresenta un’escrescenza una sovrapposizione violenta e repressiva rispetto al proletariato.

L'8 novembre 1926 a Roma fu arrestato illegalmente5con una doppia illegalità: fu arrestato per insurrezionalismo violento quando lo stesso Gramsci aveva affermato nel suodiscorso alla Commissione Politica del Congresso di Lione in Italia si sarebbe lavorato politicamente (e non con tentativi insurrezionali) mentre disponeva dell’immunità parlamentare in qualità di deputato Antonio Gramsci e così il partito comunista subì un grave colpo e iniziarono a piovere accuse reciproche, causate anche da alcune effettive contraddizioni di chi ha fornito giustificazioni per l'accaduto. Qualche dirigente accusò addirittura lo stesso Gramsci di essere stato troppo insofferente alla disciplina di sicurezza del partito, accuse che non trovano riscontro documentali, in effetti comunque Gramsci ci teneva a non lasciare l'Italia per combattere il fascismo in quei difficili frangenti interni e sia c'è stata una sopravvalutazione delle proprie capacità di sicurezza in seno al partito comunista6.Si chiuse pressoché qui la militanza politica attiva di Antonio Gramsci ma fu da questo momento che iniziò l'opera fra le più importanti del pensiero politico italiano: I Quaderni del Carcere.

Alcune teorie sul fascismo

- Il fascismo sia inteso come movimento e dittatura italiana sia come fenomeno internazionale è uno dei temi più studiati e critici della storiografia contemporanea. Sono state avanzate teorie anche molto contrastanti del fascismo. Vi è una dilatazione del termine, oltre al fascismo storico si prende in considerazione il fascismo come ideologia internazionale e se anche se sia stato effettivamente un'ideologia e se abbia avuto una tendenza internazionale o meno. A livello politico e giornalismo il termine "fascismo" si dilata fino all'inverosimile, si è parlato anche di fascismo rosso ad esempio riguardo ai gruppi terroristi comunisti, a volte è diventato sinonimo spregiativo di destra conservativa o di autoritarismo diventando così un termine sempre più generico e sempre più sfuggente e di difficile definizione. Inizialmente il fascismo si vantava della specificità italiana e solo in un secondo momento con il proliferare in Europa durante gli anni trenta di correnti autoritarie di destra fu definito sia dai fautori sia dagli avversari come fenomeno internazionale. I marxisti per primi teorizzarono il fascismo come ad ampiezza internazionale vedendolo come la reazione della borghesia all'avanzare della classe proletaria. La Terza Internazionale lo definì una "dittatura terroristica del grande capitale"7, il fascismo per i marxisti è quasi una conseguenza naturale dell'avanzare e del deteriorarsi del capitalismo. Altri studiosi osservano più moderatamente una forte alleanza fra la borghesia e il fascismo. All'opposto la cultura liberale vede nel fascismo una malattia morale della storia, un'aberrazione della storia verso la modernità senza che vi sia di per sé una stretta connessione fra economia liberale e fascismo. Altri studiosi ancora accostano il fascismo e il comunismo nella categoria di totalitarismo. Alcuni marxisti ritengono ci siano comunque alcune differenze fondamentali fra fascismo e liberalismo in quanto il primo è un "regime reazionario di massa", per Palmiro Togliatti è fondato su un apparato poliziesco e sull'organizzazione del consenso ed è tendenzialmente totalitario8.
Negli anni trenta Carlo Rosselli, Angelo Tasca e Gaetano Salvemini notarono che il fascismo affermava il primato della politica sull'economica per rendersi autonomo nelle scelte dalle strutture tradizionali e da quelle economiche9.
PROBLEMI FILOLOGICI

Accanto alla volontà di Gramsci di scrivere "für ewig", bisogna considerare la situazione storica di Gramsci all'interno del carcere fascista che lo obbligava racchiudere i Quaderni dentro una sorta di schermo protettivo fatto di scrittura allegorica se non proprio cifrata e una sorta di volontaria confusione e di difficoltà di ricostruzione filologica e cronologica, Gramsci spesso avviava un tema per poi passare ad un altro argomento. Il tutto ha fatto spesso credere che in una completa o quasi completa irrilevanza politica dell'opera. Uno dei temi velati ricorrenti nell'opera Gramsciana è quella delle meditazioni sulla sconfitta: a Gramsci premeva urgentemente di riflettere sulle cause della sconfitta del partito comunista e forse anche della società liberale che ha lasciato la vittoria al fascismo. Di natura politica sono le note dedicate alla storia d'Italia, riflettendo sui vincitori e vinti della storia nonché sul fascismo e americanismo come volti del capitalismo.
Per una lettura approfondita dei Quaderni non si può quindi fare a meno di una seria analisi filologica preliminare, rilevando che si è di fronte a una scrittura a "spirale" in base all'emergere progressivo dei problemi, e seguendo così segni indizi e tracce secondarie in una sorta di lavoro investigativo-letterario volto a riavvolgere i fili di un labirinto filologico. Per questi motivi è stata storicamente importante il passaggio dalla prima edizione dei Quaderni del Carcere sotto forma di libri, volta a raggiungere la massima leggibilità degli stessi10 , a cura di Felice Platone e sotto la supervisione di Palmiro Togliatti, all'edizione critica di Valentino Gerratana del 1975 che restituisce ai manoscritti la forma originaria di quaderni ma anche questa edizione presenta un processo di "normalizzazione" volto a garantire una più facile leggibilità che però non conserva ancora del tutto lo spirito originario dei Quaderni del Carcere e si sono avviate così successivamente nuove edizioni.

Americanismo e Fordismo


Americanismo è un'espressione significativa e strategica nei Quaderni e nella lettera del 25 marzo 1927, sottolinea come essa sia uno dei tre argomenti che sintetizzano il suo piano intellettuale. L'egemonia americana può essere vista come un internalizzazione della questione meridionale, come in Italia il nord determina un’egemonia verso il sud così Gli Stati Uniti tendono sempre più ad avere egemonia verso gli altri stati , quindi americanismo potrebbe significare egemonia americana e nella sua determinazione tecnica è "fordismo", cioè capitalismo grezzo, in un certo senso forse si potrebbe considerare l'americanismo la veste sovrastrutturale del fordismo e il fordismo la struttura (di matrice tecnico-economica) vera e propria dell’americanismo come capitalismo.

. Egemonia

E' universalmente considerato il contributo più originali di Gramsci alle teorie marxiste, concetto che è già utilizzato da Lenin ma che in Gramsci assume un significato originale, viene esteso da programma politico a paradigma teorico volto a spiegare le relazioni di potere. Egemonia è un termine che accorda il significato di coercizione politica a quello di consenso, che se in genere sono visti come termini contrapposti in Gramsci diventano termini affini o in un certo senso "complici" o comunque collegati almeno nello spiegare il formarsi di alcuni poteri politici come quello fascista. Questo termine va anche collegata alla filosofia della praxis, ovvero che la filosofia così come la cultura in genere non è confinabile alla semplice mera teoria separata dal mondo ma ne è parte integrante e anzi deve agire nel mondo ed è parte integrante dell'attivismo politico. L'egemonia si esercita mediante veri e propri apparati11 così come sono il parlamento la magistratura e il governo e la polizia come insieme di forze volte a tutelare l'egemonia della classe dirigente. L'Egemonia mediante tali apparati può essere esercitata normalmente oppure quando sorgono crisi di egemonia attraverso la coercizione con forme più o meno violente.
Il termine egemonia contiene un’oscillazione di significato che passa da egemonia come direzione a egemonia come dominio “ Una classe già prima d andare al potere può “essere dirigente” (e deve esserlo): quando è al potere diventa dominante ma continua anche ad essere “dirigente”-
L’egemonia è una forma di potere basata sul consenso attuata tramite la persuasione di adesione culturale e politica tramite mezzi come la Chiesa i sindacati, i giornali e le scuole.
L’egemonia delle classi dominanti deve diventare tanto più forte quanto più sacrifici sono richiesti, infatti Gramsci delinea un nesso fra guerra di posizione e il concetto di egemonia: siccome la guerra di posizione richiede sacrifici enormi alla popolazione si richiede in questo caso un livello di egemonia molto forte “ La guerra di posizione domanda enormi sacrifici a masse sterminate di popolazione; perciò è necessaria una concentrazione inaudita dell’egemonia e quindi una forma di governo più “interventista”, che più apertamente prenda l’offensiva contro gli oppositori…”

RIVOLUZIONE PASSIVA12
Dalla politica dei moderati appare chiara questa verità ed è la soluzione di questo problema che ha reso possibile il Risorgimento nelle forme e nei limiti in cui esso si è effettuato di rivoluzione senza rivoluzione( o di rivoluzione passiva secondo l’espressione di V.Cuoco)”13
Il termine rivoluzione passiva in Gramsci viene adoperato per indicare le forme e i limite del Risorgimento il quale costituisce un esempio sia di un egemonia politica precedente al governo sia di una rivoluzione senza rivoluzione, ovvero di una rivoluzione passiva.
Il concetto di rivoluzione passiva mi pare esatto non solo per l’Italia, ma anche per gli altri paesi che ammodernarono lo Stato attraverso una serie di riforme o guerre nazionali, senza passare per la rivoluzione politica di tipo radicale-giacobino14
Il concetto di rivoluzione passiva si può estendere alla storia europea dell’Ottocento e Gramsci opera un confronto storico-teorico fra Francia e Italia: in Italia erano presenti problemi analogia quelli della Francia nell’antico Regime
è vero che conquista del potere e affermazione di un nuovo mondo produttivo sono inscindibili, che la propaganda per l’un cosa è anche propaganda per l’altra e che in realtà solo in questa coincidenza risiede l’unità della classe dominante che è insieme economica e politica; ma si presenta insieme il problema complesso dei rapporti delle forze interne del paese dato15

Se Cavour si può considerare l’esponente della rivoluzione passiva-guerra di posizione, Mazzini è prototipo della “iniziativa popolare-guerra manovrata”
La dilatazione del concetto di rivoluzione passiva va quindi a comprendere il concetto di struttura-sovrastruttura.
Il concetto di rivoluzione passiva è connesso alla “questione egemonica”, la rivoluzione passiva esprime “la morfologia nuova dei processi reali dopo il 1917-21 , infatti il concetto di rivoluzione passiva è collegato a quello di guerra di posizione, che come si è visto richiede un’egemonia inaudita per essere attuata, da ciò si deduce che i movimenti di rivoluzione passiva richiedono in generale un’egemonia molto forte, la rivoluzione passiva è una rivoluzione che in realtà tende solamente a trasformare gli aspetti dello stato senza attuare un vero e proprio cambiamento strutturale, il fascismo rientra quindi nel novero delle rivoluzioni passive in quanto è falsamente rivoluzionario perché in realtà continua a difendere gli interessi della borghesia pur in un’altra maniera: il fascismo è uno strumento passivo della borghesia, le classi dominanti per salvaguardare il loro potere risolvono la situazione di stallo rispetto al proletariato cercando nel fascismo il leader carismatico.
Gramsci riguardo al fascismo cerca una risposta “fur ewig “ alla domanda di come sia stato possibile il suo avanzamento, non si può per Gramsci definire il fascismo nella sua essenza, non ha per Gramsci grande rilevanza culturale in termini di ideologia ( e proprio per questo riesce nella sua opera di trasformismo e di captazione di impulsi contraddittori) e deve le sue origini al crollo del sistema giolittiano.
Il programma dei Quaderni del Carcere può essere visto come un’indagine sulle cause del fascismo e alla domanda “ Come questo è stato possibile; come questo potrà venir meno?”16







CONCLUSIONI

Credo che per studiare Gramsci non si possa fare a meno di studiare la storia e il contesto biografico sia nel quale si è formato sia quello drammatico nel quale ha scritto i Quaderni del Carcere. Così come ogni autore e ogni pensatore non è mai slegato dal suo contesto storico-culturale tantomeno si può fare a meno di studiare il pensiero e i libri di Gramsci senza riflettere sul fascismo che ha vissuto in prima persona e purtroppo sulla propria pelle pagandone amaramente il prezzo. Non si può neanche prescindere dalla sua sardità, spesso infatti Gramsci si ritrova a riflettere che è un uomo del sud, vedendo ad esempio nell'americanismo il dilagarsi universalmente della questione meridionale nel senso che l’egemonia americana nei confronti degli altri stati somiglia all’egemonia del nord Italia nei riguardi del sud, senza contare il suo interesse per la linguistica che si può fare risalire al suo interesse per i dialetti.
La particolarità di questo autore è che se tanti, tantissimi sono gli autorevoli studiosi che a distanza di molto tempo e/o di spazio hanno discusso sul fascismo sulle ragioni della sua vittoria iniziale e sulle sconfitte del liberalismo e delle forze antagoniste, è che Gramsci ha vissuto direttamente il fascismo e non solo intellettualmente, inoltre lo ha vissuto da più diverse prospettive, l'ha vissuto come importante uomo politico in qualità di dirigente del partito comunista italiano, l'ha vissuto come partigiano che non sopporta l'indifferenza dilagante, come filosofo e intellettuale che ha mantenuto i nervi saldi e una straordinaria forza interiore riuscendo in qualche modo a concentrarsi fra le mura di una cella in prigione e con la salute a pezzi, e lo ha vissuto come uomo sardo affezionato alla sua terra e alla questione meridionale.




Bibliografia.

Gramsci Antonio, Quaderni del Carcere, Edizione critica dell'Istituto Gramsci a cura di Valentino Gerratana,Giulio Einaudi editore Torino 2014 .


Cospito Giuseppe, Introduzione a Gramsci, il nuovo melangolo, Genova,2015.



Francioni Gianni, Un labirinto di carta,International Gramsci Journal, 2016.

D'Orsi Angelo, Gramsci, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 2017.

(a cura di) Fabio Frosini e Guido Liguori, Le parole di Gramsci, Carrocci editore, terza ristampa, Roma 2010.



Gentile Emilio, Il fascismo in tre capitoli, Editori Laterza, 12a edizione 2018 Roma-Bari

1 D'Orsi Angelo, Gramsci, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 2017. pp. 36-37 ( anche le altre informazioni sulla vita di Gramsci sono tratte da questo testo)

2 Cfr ivi, pp. 76-77, “I rivoluzionari che concepiscono la storia come creazione del proprio spirito(…) e preparano il massimo di condizioni favorevoli per lo strappo definitivo (la rivoluzione) non devono accontentarsi della formula provvisoria ”neutralità assoluta” ma devono trasformarla nell’altra “neutralità attiva e operante”. Il che vuol dire ridare alla vita della nazione il suo genuino e schietto carattere di lotta di classe.”
3 Cfr, ivi, pp. 83-84
4 Cfr, ivi,p 166 citato da “Capo”, in “l’Ordine Nuovo”, Terza Serie, I. n1, marzo 1924 poi in “l’Università”, 6 novembre 1924
5 Cfr, ivi, pp.209-213
6 Cfr ivi pp 210-211
7 Gentile Emilio, Il fascismo in tre capitoli, Editori Laterza, 12a edizione 2018 Roma-Bari pp.60-61

8 Cfr, ivi, pp. 72-73
9 Gentile Emilio, Il fascismo in tre capitoli, Editori Laterza, 12a edizione 2018 Roma-Bari p 73
10 Francioni Gianni, Un labirinto di carta,International Gramsci Journal, 2016. p.7

11 Cospito Giuseppe, Introduzione a Gramsci, il nuovo melangolo, Genova,2015.76-78

12 Fabio Frosini e Guido Liguori, Le parole di Gramsci, Carrocci editore, terza ristampa, Roma 2010. 189-208

13 Cfr Ivi citato da Q I, 44, 41, A)
14 Cfr ivi Q4, 57, 504, A
15 Cfr ivi, Q 10 II, 61, 1360. C,
16 Dizionario gramsciano, Gramsci Project, voce “Fascismo” -http://dizionario.gramsciproject.org/

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