Gli ebrei e lo stato nazionale (riassunto capitolo 2 da Le origini del totalitarismo. Hannah Arendt)
In questo capitolo Hannah Arendt ribadisce che la questione non è tanto,(non soltanto) dell'ebreo singolo nel dettaglio ma della questione del popolo ebraico nel suo complesso.
Una delle contraddizioni dello stato nazionale e del suo formarsi, è che assicurasse agli ebrei la parità giuridica che aveva fatto della nazionalità il requisito nazionale essenziale per la cittadinanza. In una popolazione omogenea gli ebrei però rappresentavano indubbiamente un corpo estraneo. Essendo per una buona parte banchieri, finanziatori e creditori era inoltre negli interesse dello stato stesso che gli ebrei non si omologassero ma rimanessero un gruppo distinto.
L'emancipazione ebraica attuata a partire dal XIX secolo, ebbe dunque una duplice origine ed un significato contraddittorio.
Gli ebrei come gruppo non si poteva classificarli né fra gli operai né fra la borghesia, né fra i contadini né fra i proprietari fondiari. La loro ricchezza sembrava metterli fra i ceti elevati della borghesia, ma essi non partecipavano a nessuna funzione essenziale del capitalismo. Essi man mano si venivano a trovare in una terra di nessuno.
L'imperialismo inoltre minò le basi dello stato nazionale introducendo lo spirito competitivo degli affari e gli ebrei persero il loro monopolio nel credito statale.
Come gruppo, l'ebraismo nei paesi occidentali si disintegrò di pari passo con lo stato nazionale durante gli anni precedenti alla prima guerra mondiale.
Durante gli anni della guerra gli equilibri erano stati completamente sconvolti, il senso di solidarietà era soppiantato da una competizione un confronto estremo delle nazioni come delle imprese in lotta fra loro. L'elemento ebraico non vincolato ad alcuna nazione divenne oggetto di odio universale forse per la sua inutile ricchezza, oggetto di disprezzo universale per la sua palese impotenza.
Lo sfacelo della comunità ebraica tedesca venne preceduto dalla sua frantumazione in innumerevoli gruppi. Il sanguinoso annientamento degli individui di origine ebraica fu preceduto dall'autodissolvimento incruento del loro popolo.
Fra i pochi autori europei che sono considerabili antisemiti vi sono Diderot, Wilhelm von Humboldt, e Nietzsche che mosso dal disgusto per il Reich bismarckiano seppe dare una valutazione del ruolo intellettuale degli, sorprendentemente ebrei molto corretta.
Gli ebrei non avevano una rappresentanza politica, né avevano tradizioni o esperienze politiche. Gli ebrei non sapevano che cosa fosse il potere, non provavano per esso alcun interesse.
Ignoravano la crescente tensione fra stato e società così come furono gli ultimi " a rendersi conto delle circostanze che li avevano buttati al centro della bufera". Da più di cent'anni l'antisemitismo stava in maniera strisciante facendo presa su quasi tutti i paesi europei fino al culmine, quanto rappresentò il nemico, una sorta di piattaforma contraria dove veicolare tutto l'odio ma anche tutto il consenso dell'opinione pubblica. La classe operaia sembrò l'unica specialmente in Germania ad essere relativamente immune all'antisemitismo.
Origini dell'antisemitismo ()
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